Le tre lingue dello scrittore di storie

Un corollario al mio decalogo:

Le tre lingue dello scrittore di storie

Lo scrittore di storie ha tre lingue: la lingua recitata, la lingua parlata e la lingua scritta.
La lingua recitata è quella della testa. La lingua che ha l’obbligo di tenere a mente il copione, per rispetto dell’autore, ma non solo. La lingua che ha l’obbligo di ricordare le parole, perché esse sono sempre importanti, anche quando sono false, ma che ha anche l’obbligo di rammentare dove si trovi nel preciso atto di pronunciarle.
La lingua parlata è quella del cuore, che deve aver cura delle persone a cui arrivano, dei loro sentimenti come delle loro orecchie. Della serie: ma che ti strilli? Ci sento benissimo!
The last but not the least c’è la lingua scritta, quella della pancia, quella diretta, senza filtri, con il sacro privilegio di far comunicare le precedenti.
E di conseguenza la testa con il cuore.
A mio modesto parere, uno scrittore di storie non può fare a meno di tutte e tre, ovviamente, soprattutto dell’ultima.