La burocrazia uccide più del terremoto

Non è il momento delle polemiche, qualcuno ha scritto. Questa è l’ora della solidarietà, qualcun altro ha ribadito. Sono d’accordo. Lavoro nel mondo della solidarietà da quindici anni e ho imparato qualcosa. Quando ci prendiamo l’impegno di aiutare qualcuno colpito da un tragico evento, ciò che fa la differenza sono due cose: la qualità e il tempo. La qualità dell’aiuto che gli offriamo, in altre parole, un aiuto che deve coincidere con i suoi bisogni, che deve partire da essi e non il contrario, per dirne una. Non meno importante è il tempo, vale a dire il tempo che effettivamente scegliamo di sacrificare per lui, rimanendogli accanto, soprattutto quando nessuno ne parla più… I terremoti in Italia* è il dopo che non vogliamo: Il terremoto in Molise (2002): Il terremoto del Molise è stato un sisma verificatosi tra il 31 ottobre e il 2 novembre 2002, con epicentro situato tra i comuni di San Giuliano di Puglia, Colletorto, Bonefro, Castellino del Biferno e Provvidenti (CB). La scossa più violenta, alle 11.32 del 31 ottobre, ha avuto una magnitudo di 5.4 gradi della scala Richter, con effetti corrispondenti all'VIII-IX grado della scala Mercalli. Nel crollo di una scuola a San Giuliano di Puglia, in occasione del terremoto, morirono 27 bambini e una maestra. Altre due persone morirono in circostanze diverse in occasione del terremoto. Circa 100 furono i feriti e 2.925 gli sfollati in provincia di Campobasso. Anche nella provincia di Foggia ci furono numerosi sfollati e una decina di comuni riportarono danni di rilievo ad edifici storici e abitazioni. Il dopo: Nell’ottobre 2007, un sito internet di Termoli, primonumero.it, denuncia la cattiva gestione da parte del presidente Iorio dell'enorme quantità di fondi arrivati (oltre che per il terremoto, anche per l'alluvione del 2003 che ha colpito duramente la città bassomolisana). In particolare essi sarebbero stati usati solo in minima parte per le zone del cratere, il resto per altri progetti, alcuni dei quali ben poco attinenti con l'emergenza. Molti media riprenderanno tale controversia. A giugno 2008 è sorta una nuova discussione sulla fine dei fondi anticipata di sei mesi (fine giugno invece di fine dicembre) da parte di Giulio Tremonti, ministro dell'economia del governo Berlusconi 4, per finanziare l'abolizione dell'Imposta comunale sugli immobili sulla prima casa. Il primo gennaio 2009 i 13 sindaci dei comuni molisani colpiti dal terremoto del 2002 con una lettera al Prefetto di Campobasso si sono dimessi insieme ai colleghi pugliesi di Casalnuovo Monterotaro e Pietramontecorvino. La motivazione è di protestare per il mancato varo in Parlamento di un provvedimento sulla questione dei tributi e contributi sospesi dopo il sisma di sei anni fa e di cui oggi il Governo chiede la restituzione . Il terremoto di Santa Lucia, in Sicilia (1990): Viene definito terremoto di Santa Lucia l'evento sismico di elevata intensità che nel cuore della notte del 13 dicembre 1990 interessò un'ampia parte della Sicilia sud-orientale. Venne definito così perché si verificò in occasione della festività della patrona di Siracusa, Santa Lucia, che si celebra proprio il 13 dicembre. L'area interessata, ad alto rischio sismico, era stata già colpita nei secoli precedenti da catastrofici eventi sismici (in particolare quello apocalittico del 1693). Ebbe un'intensità dell'VIII-IX grado della scala Mercalli e classificato come di magnitudo 5,1 della scala Richter, con una durata di circa 45 secondi, a cui seguì un'altra sensibile scossa di assestamento il giorno 16. Il dopo: Il terremoto coinvolse parte del patrimonio edilizio storico-artistico del Val di Noto, inserito tra i siti UNESCO. Molti danni non sono ancora stati riparati. Il sisma è stato polemicamente definito il "Terremoto di Serie B" in quanto dopo l'iniziale clamore venne ben presto dimenticato dai mass-media e anche dalle autorità politiche nazionali del tempo (basti pensare che non vennero corrisposte le indennità per alcune delle vittime a distanza di quasi dieci anni). Il terremoto dell'Irpinia (1980): Il terremoto dell'Irpinia si verificò il 23 novembre 1980 e colpì la Campania centrale e la Basilicata. Caratterizzato da una magnitudo 6,9 della scala Richter, con epicentro nel comune di Conza della Campania (AV), causò circa 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.735 morti. Il dopo: La ricostruzione fu purtroppo uno dei peggiori esempi di speculazione su di una tragedia. Infatti, come testimonia tutta una serie di inchieste della magistratura, per le quali sono state coniate espressioni come Irpiniagate, Terremotopoli o il terremoto infinito durante gli anni della ricostruzione si sono inseriti interessi loschi che hanno dirottato i fondi verso aree che non ne avevano diritto, moltiplicando il numero dei comuni colpiti. Più di 70 centri sono stati integralmente distrutti o seriamente danneggiati e oltre 200 hanno avuti consistenti danni al patrimonio edilizio. Centinaia di opifici produttivi e artigianali sono stati cancellati con perdita di migliaia di posti di lavoro e danni patrimoniali per decine di migliaia di miliardi. Il numero dei comuni colpiti è però stato alterato per losche manovre politiche e camorristiche lievitando nel corso degli anni. Alle aree colpite, infatti, venivano destinati numerosi contributi pubblici (stime del 2000 parlano di 58.640 miliardi nel corso degli anni), ed era interesse dei politici locali far sì che i territori amministrati venissero inclusi in quest'area. La ricostruzione, nonostante l'ingente quantità di denaro pubblico versato è stata per decenni incompleta. A Torre Annunziata esistono due quartieri distrutti dal terremoto del 1980, ma malgrado i miliardi stanziati, ancora non è stata completata la ricostruzione. Quei quartieri oggi sono diventati un cancro che ha contaminato l'intera città, divenendo la principale roccaforte della camorra ed una delle più agguerrite piazze di spaccio della regione Campania. Il terremoto del Belice, Sicilia (1968): Viene definito Terremoto del Belice il violento evento sismico, di magnitudo 6,4° della scala Richter, che nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968 colpì una vasta area della Sicilia occidentale compresa tra la Provincia di Agrigento, quella di Trapani e quella di Palermo. Dato che la maggior parte dei comuni colpiti più duramente faceva parte del comprensorio comunemente definito Valle del Belice per definirlo si ricorse a tale termine. Il dopo: Tra i 14 centri colpiti dal sisma vi furono paesi che rimasero completamente distrutti: Gibellina, Poggioreale, Salaparuta, Montevago. Le vittime furono 370, un migliaio i feriti e circa 70000 i senzatetto. Si ricordano gli altri paesi e cittadine che hanno subito danni ingenti: Menfi, Partanna, Camporeale, Chiusa Sclafani, Contessa Entellina, Sciacca, Santa Ninfa, Salemi, Vita, Calatafimi, Santa Margherita di Belice. Il terremoto del 1968 mise drammaticamente a nudo lo stato di arretratezza in cui vivevano quelle zone della Sicilia occidentale, in primo luogo nella stessa fatiscenza costruttiva delle abitazioni in tufo, crollate senza scampo sotto i colpi sussultori del sisma. Le popolazioni di quei paesi erano composte in gran parte da vecchi, donne e bambini, visto che i giovani e gli uomini erano già da tempo emigrati in cerca di lavoro. Questo dato rappresentava il disagio sociale che lo Stato conosceva e trascurava, così come trascurò le conseguenze del sisma, che hanno rappresentato, in fatto di calamità naturali, uno dei primi, e tristemente celebri, casi italiani nella storia del dopoguerra: l'impreparazione logistica, l'iniziale inerzia dello Stato, i ritardi nella ricostruzione, le popolazioni costrette all'emigrazione, lo squallore delle baracche per coloro che restavano. Anche i successivi e tardivi stanziamenti economici per la ricostruzione diedero luogo ad opere faraoniche spesso inutili, quali la città di Gibellina, issata a vessillo della ricostruzione in quanto progettata da famosi architetti e artisti ma assolutamente mal pensata in merito al fattore più importante che sta alla base della ripresa economica, ovvero l'occupazione lavorativa per gli abitanti e i luoghi di socializzazione degli abitanti. Venne finanziata e costruita l'autostrada Palermo-Mazara del Vallo, che venne soprannominata da molti l'autostrada del deserto, al posto della viabilità ordinaria dissestata, invece di far fronte alla ricostruzione della viabilità ordinaria di collegamento tra i centri abitati, opera più essenziale ed urgente, che invece languì per lungo tempo. Ecco un paio di frasi scritte sui muri dei ruderi: "La burocrazia uccide più del terremoto" e "Qui la gente è stata uccisa nelle fragili case e da chi le ha impedito di riappropriarsi della vita col lavoro". E mi fermo qui. In questo momento c’è bisogno soprattutto di solidarietà, ma anche di memoria… *Fonte Wikipedia