Kakà al Real Madrid: lettera di un tifoso napoletano

Storie e Notizie n. 48:

La Storia:


Caro Ricardo,

mi chiamo Salvatore e ti scrivo da Napoli.

Sì, sono napoletano, ma tifo Milan, come molti qui in città.

Nun te sacce di’ degli altri, ma io songhe tifoso della tua squadra pecche’ quand’ero bambino papà mio lavorava al nord, proprio a Milano.

Ricordo ancora la prima volta che mi portò allo stadio a vedere Rivera.

Che campione. Sì che lo era…

Quando aggie sentito la tua conferenza stampa da Madrid me so arricuordate tutta la tua carriera al Milan.

Arrivasti nell’estate del 2003, l’estate in cui quei giudici milanesi comunisti motivarono la condanna di Cesare Previti sul caso Imi-Sir/Lodo Mondadori parlando di ‘corruzione gigantesca’, indicandolo come ‘il caso più grave della storia d'Italia’.

Mugliereme me dicette: “Vedrai, mo’ arrestano a Berlusconi…”

Ma io stavo tranquillo. Io ‘o ssapevo che ‘o presidente nostro tiene sette vite, come a nu’ topo. O era una capra? Ma’, torniamo a noi.

Mentre parlavi nella tv dicendo che ‘la telenovela è finita’, io me so’ rivisto dinto a testa mia i tuoi inizi co’ ‘a maglia rossonera…

La tua prima partita ci fu il primo settembre del 2003, ad Ancona. Vincemmo 2 a 0. Io ovviamente c’ero. Nun pozzo sempre veni’ fino a Milano, ma quanne ‘o Milan scenne nu’ poco, io salgo n’altro pochetto e me veco ‘a squadra mia.

Nello schermo dicevi che “si sarebbe potuto fare anche in passato…” ma tu “avevi sempre detto di no” mentre io ripensai a tutti i tuoi goal.

Dieci il primo anno e fu scudetto. Il secondo ne facesti sette, oltre al rigore in finale di cempion, dove perdemmo con i turchi.

L’estate del 2005 me la ricordo pe’ l’attentato terrorista a Londra.

Sempre mugliereme me dicette: “Salvato’, tengo paura… speramme che nun’ c’attaccano pure a nuie!”

Ma io stavo ancora tranquillo. ‘O ssapevo che finché votammo ‘o presidente nostro nun ce po’ succede nulla e’ male.

Il 13 settembre del 2005 segnasti un goal fantastico sempre in cempion lig. L’ho registrato e ogni tanto me lo rivedo. Che vuoi farci, so’ tifoso.

Nel frattempo, nella conferenza tu raccontavi che al Milan devi molto, dicendo che quando sei arrivato a Milano, nessuno sapeva chi fossi e nessuno sapeva dove saresti potuto arrivare. Contemporaneamente ero finito co’ ‘a memoria ai momenti chiu’ belli. La semifinale di cempion con il Manchester, dove facesti una doppietta all’andata e quel meraviglioso goal al ritorno. E poi la finale del 23 maggio del 2007. Pochi giorni primi avevo portato i miei a Roma per il Family day, come aveva chiesto ‘o presidente.

Prima di partire mugliereme me dicette: “Salvato’, ma noi che ce facimme a ‘o family day, se tu si’ divorziato e nuie nun siamo neanche sposati?”

Ma io stavo sempre tranquillo. ‘O ssapevo che anche ‘o presidente nostro aveva avuto un’altra mugliera. E’ normale quanne uno tiene ‘o core gruosso.

In quell’anno ‘o Milan vincette cempion e coppa intercontinentale e tu ‘o pallone d’oro.

Così, in tuo onore, mia moglie Concetta ed io chiamammo ‘o nostro secondo figlio Ricardo. Noi lo chiamammo all’italiana, co’ due c. Anzi, Riccardino. Però su ‘o documento c’è scritto proprio Ricardo. Pensa che io come nome volevo addirittura Kakà, ma mugliereme me dicette che poi a scuola gli avrebbe fatto ‘e battute…

Pecchè tu ‘o saje ‘o soprannome tuie che vuol dire in Italiano, no?

Ad ogni modo, il treno dei ricordi miei so’ finnuti quanne hai detto chesta cosa ca’: “Il mondo sta attraversando una grande crisi economica che ha colpito le imprese e il Milan è un’impresa calcistica. Ho parlato con la dirigenza rossonera e siamo giunti alla conclusione che la cosa migliore per tutti era quella del trasferimento. I soldi che arriveranno dalla mia cessione potranno aiutare la società a superare questo momento di difficoltà e a costruire un futuro ancora più importante”.

‘A Kakà…

Tu si’ sempre stato nu’ giocatore fenomenale, ma come omme…

‘A crisi? Ma tu che ne sai della crisi? E’ più di un anno che sono in cassa integrazione e non so veramente chiu’ dove sbatte ‘a capa pe’ porta’ da mangiare a casa.

La cosa migliore pe’ tutti è il trasferimento? Pe’ tutti chi?! Pe’ te? Pe’ muglierete? Pe’ i tifosi del Real? Pe’ il portafoglio del Milan?

Ricca’, io ti parlo come se te fossi padre. Tu hai detto che il Milan mi ha permesso di diventare un calciatore di livello internazionale e di vincere molto.

No il Milan, Ricca’, i tifosi. I tifosi come a nuie, che venimmo da ‘o sud, dalla Campania, dalla Calabria, dalla Sicilia e buttamme ‘o sanghe pe’ stadio e pay tv!

Nuie e sule nuie simme ‘o Milan!

Mugliereme me dicette: “Salvato’, Riccardino chiagne… Vai a dargli ‘o latte che io devo andare a lavoro…”

A sai ‘na cosa, Kakà? In quel momento agge smesso di stare tranquillo e quanne ho cambiato canale e ho sentito ‘o presidente dire che ‘o Pdl ha perso voti per colpa tua, me so’ convinto che de tutta ‘sta storia nun c’ho mai capito nu’ cazz…


PS: I belong to Jesus? Ma vaffa…


Salvatore



La Notizia: La lacrima di Kakà: «Devo tutto al Milan ma la prossima Champions la vinco io»

«La telenovela è finita». A suggellare il passaggio di Kakà al Real Madrid mancavano solamente le parole dell’attaccante che - complice il fuso orario brasiliano - sono arrivate in Italia solamente nella notte tra lunedì e martedì. «Mancavano solo le visite mediche, la trattativa era già stata chiusa, ora sono un calciatore del Real Madrid», le prime parole da Galactico di Kakà, che in una lunga conferenza stampa affronta uno ad uno i motivi che lo hanno spinto al trasferimento, le assicurazioni ricevute da Florentino Perez, i consigli dell’ex madridista Beckham e il perché del «no» di gennaio al City e l’opposizione di Ancelotti: «Si sarebbe potuto fare anche in passato, ma lui ha sempre detto di no».

Il primo pensiero di Kakà è ovviamente per il Milan «a cui devo molto. Quando sono arrivato a Milano, nessuno sapeva chi fosse Kakà e nessuno sapeva dove sarebbe potuto arrivare. Il Milan mi ha permesso di diventare un calciatore di livello internazionale e di vincere molto. Sono sempre stato felice in rossonero e non avrei accettato un altro trasferimento». E allora le ragioni dell’addio di Kakà sono da ricercare tra le pieghe del bilancio rossonero: un bilancio chiuso nei mesi scorsi con un passivo di oltre 66 milioni di euro. «Solo il Real Madrid, con il consenso del Milan, ha potuto rendere possibile un mio cambio di maglia - continua il brasiliano -. Il mondo sta attraversando una grande crisi economica che ha colpito le imprese e il Milan è un’impresa calcistica. Ho parlato con la dirigenza rossonera e siamo giunti alla conclusione che la cosa migliore per tutti era quella del trasferimento. I soldi che arriveranno dalla mia cessione potranno aiutare la società a superare questo momento di difficoltà e a costruire un futuro ancora più importante». Che i soldi non fossero il vero problema per il brasiliano, lo si era capito già a gennaio, quando il Manchester City aveva preparato un contratto da 15 milioni di euro all’anno. «Era una situazione completamente diversa - spiega il giocatore -. Il Milan ha accettato di prendere in considerazione l’offerta ma eravamo nel pieno della stagione e i tifosi rossoneri si sono mobilitati: l’impatto emotivo è stato enorme e ho deciso di rimanere». Quando si è fatto avanti il Real Madrid, ha ceduto.

Chiuso il capitolo Milan, si apre il capitolo Real. «Ho pensato che si trattasse di un progetto interessante, a Madrid giocherò con i migliori calciatori del pianeta. Ci sono giocatori eccezionali come Raul e Casillas». E poi c’è il presidente Florentino Perez, una garanzia di grandi acquisti: «Ha in mente un’idea sportiva molto valida, sta cercando di comprare altri giocatori di livello mondiale. Penso che allestirà una rosa molto offensiva, ecco perché ho scelto questo club». In Spagna vorrebbero assegnargli la maglia numero 5, indossata nel recente passato da Zinedine Zidane. «Non voglio paragoni con lui - si schermisce Kakà -, io sono appena arrivato e voglio fare la storia vincendo. Zidane ha già scritto la storia, è un modello. Io sceglierò con calma il mio numero».

Tutti contenti, insomma, persino il ct della nazionale Marcello Lippi. «Per me più stranieri vanno via, meglio è», la sua battutta prima di raddrizzare un po’ il tiro: «Diciamo che come ct della nazionale più giocatori italiani ci sono e meglio è». Gli unici che hanno storto e continueranno a storcere il naso sono soltanto i tifosi: già diversi Milan club stanno pensando di disertare la prossima campagna acquisti, mentre Diego Abatantuono, rossonero doc promette: «Credo di disdire sia l’abbonamento allo stadio che quello alle pay-tv».