Terremoto in Abruzzo: ora non gliene frega più a nessuno…

Come molti ricorderanno, spero, nel dicembre 2008 si iniziò a rilevare una serie di scosse di terremoto, con epicentro a L’Aquila e provincia.

Tale serie raggiunse il suo massimo il 6 aprile dell’anno successivo, con conseguenze disastrose.

Il bilancio definitivo indica 308 morti, circa 1600 feriti di cui 200 gravissimi.

La lista dei comuni colpiti fu estremamente lunga.

Rammenterete le varie polemiche che seguirono, sulle cause dei crolli, sui tempi della ricostruzione e soprattutto il caso Giuliani, riguardo alla possibilità o meno di prevedere i terremoti.

Nei giorni successivi, tutto il paese ha testimoniato la propria solidarietà, con parole e gesti, contributi personali e collettivi.

Gran parte della classe politica nostrana si è recata sul luogo, governo e opposizione, per dimostrare fattivamente la personale partecipazione.

Il 10 aprile ci sono stati i funerali di Stato.

C’era chi pregava...


C’era chi rifletteva...



C’era chi si turbava...



E c’era chi ascoltava in silenzio.



Due giorni prima del funerale, pubblicai un post in cui citavo alcuni terremoti del passato, seguiti da ricostruzioni - il dopo che conta - che non erano stati certamente esemplari.

Che volete farci, sono portato a dubitare dei proclami del momento. Non credo di essere un pessimista, ma nemmeno un ottimista.

Cerco solo di non perdere mai un minimo criterio di realtà.

E cosa dice la realtà, oggi, due mesi dopo quei funerali?

Cosa dice la realtà, ora che abbiamo oltrepassato l’appuntamento delle elezioni?

La realtà ci dice che in Abruzzo non si vede più un politico che sia uno.

La realtà ci dice che la maggior parte dei principali organi di stampa nazionali hanno completamente dimenticato le migliaia di persone che vivono ancora sotto delle tende...


La realtà ci dice che il sindaco di Sulmona e 7 consiglieri lasciano la Pdl per protestare con il partito a causa dell’esclusione della città dalla lista dei 49 comuni della zona cratere individuati dal decreto Bertolaso dopo il sisma che ha distrutto L’Aquila e alcuni comuni della provincia (9 giugno).

La realtà ci dice che per quanto riguarda le case ai terremotati, i conti non tornano (11 giugno)

La realtà ci dice che i sindaci abruzzesi si sentono illusi dal premier e che il 16 giugno sono pronti a marciare su Roma fino a Montecitorio per denunciare le mancate promesse (12 giugno).

Forse, nei prossimi giorni potrò essere smentito e qualche politico potrebbe riapparire in Abruzzo per testimoniare la propria solidarietà.

Tuttavia, spero proprio di no.