Berlusconi è amico di Obama ‘ma anche’ di Bush

Walter Veltroni è stato tanto dileggiato per il suo affermare sempre una cosa ‘ma anche’ il suo contrario.
Eppure, i governi del nostro paese dimostrano da tempo immemore un’incoerenza che ha dell’incredibile.
Quasi sempre, poi, la posizione del leader di turno oscilla a seconda di dove soffi il vento del più forte.
Risalendo all’inizio del novecento, durante la prima guerra mondiale siamo stati nemici della Germania in quanto amici della triplice alleanza formata da Francia, Regno Unito e Impero Russo.
All’inizio del secondo conflitto mondiale siamo diventati invece ‘fidi’ alleati della potente Germania.
Al termine della guerra, nonostante il fondamentale ruolo della resistenza, molti italiani, ancora oggi, attribuiscono totalmente il merito della liberazione dal nazifascismo all’invasione americana.
Cosicché gli Stati Uniti sono divenuti il nuovo potente a cui assoggettarci, da seguire ciecamente qualsiasi scelta faccia, a prescindere che il suo governo sia democratico o repubblicano, a prescindere che il nostro sia di centro, destra o sinistra.
Fin da quel periodo, comunque vada, noi siamo tutti americani sempre, senza se e senza ma.
Negli ultimi cinque mandati presidenziali gli Usa hanno avuto due presidenti democratici e due repubblicani:
George Bush senior (Repubblicano, ’89-’93)
Bill Clinton (Democratico, ’93-’01)
George W. Bush (Repubblicano, ’01-’09, due mandati)
Barack Obama (Democratico, ’09-’13)
Quattro governi, con altrettante politiche, sebbene quella di Bush figlio non sia stata molto diversa da quella del padre.
In Italia, in tutti questi anni, governo di centro sinistra o centro destra, siamo sempre stati d’accordo con gli Stati Uniti.
Nel 1990 il repubblicano George Bush senior fu il principale promotore della prima Guerra del golfo.
In quell’anno il nostro presidente del consiglio era Giulio Andreotti, capo di una coalizione prevalentemente di centro, con ovviamente la DC come primo partito.
Naturalmente, la posizione italiana fu limpida: alleati degli Stati Uniti e favorevoli all’intervento militare, ma anche contemporaneamente promotori di un dialogo diplomatico e pacifico.
Nel 1999 il presidente democratico Bill Clinton fu il capo della coalizione che decise di intervenire militarmente nella Guerra del Kosovo.
Il nostro presidente del consiglio era Massimo D’Alema, premier a capo di una formazione di centro sinistra, con i DS come partito maggioritario.
Senza sorprese, il leader della sinistra pacifista divenne all’istante interventista al fianco dell’amico americano.
Nel 2003 il repubblicano George W. Bush fu in testa ad una coalizione che invase l’Iraq, dando il via alla seconda Guerra del Golf.
Sempre in quell’anno, premier del nostro governo era Silvio Berlusconi, a capo di una coalizione di centro destra.
Secondo un copione ormai scontato, il presidente del consiglio di allora schierò il nostro paese al fianco degli Usa in Iraq, con queste parole che si commentano da sole: “Tutti diciamo no alla guerra, ma per mantenere la pace può servire un' azione armata”.
E’ la sintesi della politica nostrana: abbiamo un’opinione ma possiamo cambiarla in qualsiasi momento per essere d’accordo con il più forte.
Il 20 gennaio del 2009 si è insediato alla Casa Bianca Barack Obama, democratico.
Obama, non solo perché appartenente ad un partito di segno opposto, dimostra fin dall’inizio del suo mandato di seguire una politica estera completamente diversa dal suo predecessore repubblicano.
Ad esempio si rileva una linea con una propensione al dialogo estremamente maggiore rispetto a George W. Bush e anche a Bill Clinton.
Inoltre, uno dei cambiamenti più significativi rispetto al passato, risiede nella grande apertura dell’attuale presidenza statunitense all’ambiente e alle sue problematiche.
Altra grande differenza con Bush.
Lo scorso venerdì a L’Aquila si è concluso un altro G8, nell’occasione presieduto dal premier Berlusconi.
Alla conferenza stampa un giornalista gli ha chiesto un parere su Obama, sottolineando proprio il cambiamento della strategia americana sui temi ambientali rispetto al suo grande amico Bush.
Ecco in sintesi la risposta di Silvio: “Obama ha stupito tutti a L'Aquila. Ha dimostrato buon senso, capacità di riflessione, profonda acutezza e una capacità di relazioni veramente mirabile. Devo riconoscere che la nuova amministrazione americana non ha sbagliato un passaggio in politica internazionale.”
Concludo con un aneddoto personale.
Mi piace il calcio e da molti anni sono tifoso della Roma. Da quando mi sono lesionato seriamente il menisco ho smesso di giocare e mi limito passivamente a vedere le partite.
Ho sempre incontrato più romanisti che laziali nella capitale, ma anche tanti, enormemente tanti juventini.
Più volte mi sono ritrovato a chiedere a qualcuno di questi: “Ma tu, se sei nato a Roma o vivi qui da tempo, perché fai il tifo per la Juve? Come sei diventato juventino?”
La maggior parte mi ha risposto così: “Perché quand’ero bambino la Juventus era quella che vinceva sempre…”