Cena premier e giudici: ecco il menu

Storie e Notizie n. 55 La Storia: Da che mondo è mondo, ciò che conta maggiormente in una cena è il menu, molto di più degli invitati. E’ banale e noi italiani, maestri riconosciuti della tavola, lo sappiamo perfettamente. Lo scorso maggio, il giudice costituzionale Luigi Mazzella ha ricevuto a cena nientedimeno che Silvio Berlusconi, il sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta, il ministro della Giustizia Angelino Alfano, il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato Carlo Vizzini e un altro giudice costituzionale, Paolo Maria Napolitano. Un ‘incontro conviviale’, come dice il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito. A conferma di ciò, per arrestare definitivamente ogni ulteriore insinuazione e in onore alla trasparenza, ecco cosa hanno mangiato questi affamati signori: Come antipasto si sono gustati il rispetto per le istituzioni. Per primo hanno divorato la poca etica che gli era rimasta. Il secondo prevedeva il senso del dovere ed è inutile dire che nel piatto non è rimasto nulla. Come contorno hanno gradito assai gli ultimi residui di moralità, gentile offerta del premier. La frutta, ovviamente di stagione, è stata servita in un'elegante macedonia di diritti costituzionali. Come dessert, un dolce tartufo bianco, come le morti che continuano ad aumentare ogni giorno nel nostro paese. Senza sorprese, il tutto innaffiato da vino rosso, intinto nel sangue delle vittime dei cosiddetti incidenti che avvengono casualmente in Italia. Il caffé nero, nerissimo, come il futuro che si prospetta per i giovani che cercano lavoro, se continua così. Ammazza caffé? Uno potente, micidiale, sufficiente ad uccidere una volta per tutte la pluralità dell’informazioneLa Notizia: Scontro sulla cena governo-giudici. «Un incontro conviviale» e «non una riunione organizzata dal governo Berlusconi». Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, cerca di buttare acqua sul fuoco della cena di maggio, a casa del giudice costituzionale Luigi Mazzella, con il premier Silvio Berlusconi, il sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta, il ministro della Giustizia Angelino Alfano, il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato Carlo Vizzini e un altro giudice costituzionale, Paolo Maria Napolitano. Ma Pd e Idv «non sono affatto soddisfatti». Il primo chiede ai giudici di «astenersi» dalla decisione sul Lodo Alfano, il 6 ottobre, per tutelare «il prestigio» della Corte; il secondo ne chiede le «dimissioni» (o quantomeno l'astensione sul Lodo Alfano) e analoga richiesta rivolge ad Alfano, perché è stata «infangata la sacralità della Corte». Alla Camera scoppia la bagarre. «È solo lei che infanga l'Italia, si vergogni!», tuona Sandro Bondi contro Antonio Di Pietro. Nel frattempo, Mazzella decide di rendere pubblica una lettera al «Caro Silvio...», in cui non solo preannuncia altre cene, «fino al momento in cui un nuovo totalitarismo malauguratamente dovesse privarci delle nostre libertà personali», ma chiama in causa anche i colleghi: «Molti dei miei attuali ed emeriti colleghi hanno sempre ricevuto nelle loro case, come è giusto che sia, alte personalità dello Stato e - aggiunge - potrei fartene un elenco chilometrico». Sulla rubrica Storie e Notizie: storie, frutto della mia fantasia, ispiratemi da notizie dei media.