Berlusconi e l’auto in ritardo: autista confessa

 
Storie e Notizie N. 159

In occasione del meeting internazionale sulla sicurezza nucleare a Washington, Silvio Berlusconi - il nostro più prestigioso vanto internazionale - ieri sera ha atteso circa 40 minuti l’auto che avrebbe dovuto condurlo al Willard Hotel, dove poter digerire la sontuosa cena offerta da Obama ai colleghi capi di Stato.
Come al solito si deve far riconoscere, diranno in tanti.
E’ più forte di lui: se non riesce a raggiungere la ribalta per motivi che vanno al di là delle sue funzioni ufficiali, non è contento, penseranno molti altri.
Eppure, stavolta la colpa dell’ennesimo fuori programma non è sua.
Cioè, non lo è direttamente, poiché il ritardo è tutta responsabilità dell’autista, il quale è stato sostituito, non prima di aver confessato le sue ragioni…

La Storia:

Sono stato io.
Sono la persona che avrebbe dovuto andare a prendere il premier italiano.
Il fatto è che quando ho saputo che era lui… mi sono rifiutato.
Il motivo è semplice.
Perché sono un cittadino onesto.
Perché pago le tasse, anche se va di moda il contrario.
Perché rispetto le donne, anche quando non ho bisogno di loro.
Perché anch’io ho scheletri nell’armadio, ma sono pronto a risponderne in qualsiasi momento.
Perché da quando sono nato non ho mai smesso di credere che il mio paese possa essere migliore di come l’ho trovato.
Perché da quando sono nato non ho mai pensato che ciò avverrà facilmente.
Perché quando mi guardo allo specchio il volto che vedo non ha bisogno di sorridere per convincere gli altri della sua sincerità.
Perché la mia parola vale e ringrazio chi mi ricorda quando me ne dimentico.
Perché non faccio mai giuramenti sui miei figli, anche quando sono perfettamente sicuro che li manterrò, figuriamoci il contrario.
Perché ci tengo a non perdere il lavoro, ma sono stanco di vergognarmi del mio paese.
Perché sono stanco di abituarmi al peggio… al peggio e al peggio…
Perché sono stanco di rimanere a guardare la vita dei ricchi in uno specchietto retrovisore.
Perché anche una persona qualunque come me può fare una scelta che interrompa la loro corsa.
Perché se l’autista si ferma, l’auto dovranno guidarsela da soli.
Perché se continuassi a rimanere a quel volante, finirei per essere responsabile anch’io.
Perché essere a bordo della macchina dell'ingiustizia è comunque una colpa, sia che si sieda davanti che dietro.
Perché da oggi in poi, se dovrò aiutare qualcuno nel suo viaggio, voglio essere sicuro che quel viaggio non provochi sofferenza ad alcuno.
Perché potranno licenziarmi per questo, ma nessuno potrà togliermi più la stima di me stesso.
Perché sono un italiano onesto, anche se lui e molti altri non credono che esista…



Storie e Notizie: storie, frutto della mia fantasia, ispiratemi da notizie dei media.