Emergency, confessione: stiamo con i colpevoli

 

Storie e Notizie N. 157

Tre operatori di Emergency sono stati arrestati dai servizi Afgani.
Poche ore dopo, il Times titola: Italians 'confess' to murder plot in Afghanistan, ovvero gli Italiani confessano di stare complottando l’assassinio del governatore della provincia Helmand. Sebbene l’articolo sia indubbiamente superficiale, basato su fonti generiche non esplicitamente chiarite, perlomeno il giornale britannico virgoletta il verbo incriminato e incriminante.
Da noi invece tale scoop si diffonde come notizia certa su quasi tutti i quotidiani.
Non tanto velocemente quanto la smentita del portavoce della provincia suddetta.
Tipico, è un classico, niente di nuovo.
La solita farsa…
La Storia:

Confesso la mia colpevolezza.
Sì, io sono colpevole.
Perché se voi siete quelli della missione di pace, vuol dire che io sono qui per portare la guerra.
E’ una questione di semplice logica.
Io sono il vostro nemico.
E noi siamo in guerra, almeno io lo ammetto.
Devo, non posso far altro.
Perché io sono quello con le spalle al muro, colui che non ha nulla da perdere.
E quando non hai niente da perdere, a cosa serve mentire?
Non possiamo stare dalla stessa parte, non siamo partiti per le medesime ragioni, non siamo scesi in campo spinti da comuni necessità.
Perciò, se voi siete i buoni, io sono il cattivo.
Il terrorista, il facinoroso, la mela marcia, il bau bau, l’uomo nero.
Il cattivo è indispensabile, altrimenti nessuno crede alle favole.
Il cattivo deve essere cattivo, altrimenti nessuno le ascolterà le favole.
Il cattivo non può compiere azioni giuste, come ad esempio mettere a rischio la propria stessa vita per curare individui sconosciuti, con l’unica condizione di essere umani.
Sarebbe inammissibile, tutto l’impianto della storia crollerebbe all’istante e i lettori, anzi, gli spettatori inizierebbero a guardare con sospetto il protagonista, l’eroe senza macchia e senza paura, il buono.
Voi non potete permetterlo, perché c’è un copione da seguire, una sceneggiatura che è il frutto del lavoro di seri professionisti, ma soprattutto perché qualcuno ha pagato tutto questo.
Chi ha investito del denaro in un tale progetto, in una produzione talmente imponente, esige che tutto proceda come previsto.
Ed è disposto a qualsiasi cosa pur di garantire che nulla metta i bastoni tra le ruote alla macchina che ha realizzato.
Lo spettacolo deve andare avanti e per far ciò ognuno deve rimanere nella parte che gli è stata assegnata o in quella che ha scelto autonomamente perché era l’unica rimasta vacante.
Di conseguenza, se voi siete intervenuti per portare la democrazia, a me tocca quella di colui che la minaccia.
Non ho altra scelta.
Era l’ultima maschera rimasta e non posso far altro che indossarla se non voglio rimanere un semplice spettatore.
Perdonatemi, ma questa è la ragione per cui non posso far altro che confessare la mia colpevolezza.
Perché per quelli come me va bene perfino essere accusato del peggiore dei crimini, piuttosto che essere tra coloro che sono rimasti a guardare.
A loro tocca ora decidere da che parte stare…



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