Fini il pentito non è un eroe

 

Storie e Notizie N. 229

Prima di tutto faccio una premessa che probabilmente sintetizza tutto il resto del post.
Come se lo incidessi con il fuoco, tengo particolarmente a precisare che la messa in scena di Fini, di Finiani e Generazioni varie, Fare futuri prossimi dimenticando, anzi, cancellando passati recenti e remoti, qui, su questo blog, non passerà mai.
Ma come? Se da sempre ho dato giù ai DS prima e al PD poi per aver permesso a Berlusconi di salvarsi dai processi e guadagnare potere sin dalla sua discesa in campo, posso oggi applaudire chi fino a ieri stava ad arricchirsi al fianco del nano?!
Fino a ieri? Ma se sono ancora lì, nella maggioranza…
Perché per il sottoscritto, un pentito, per quanto possa cambiare idea, rimane sempre un pentito e non sarà mai un eroe.
Ma allora, di che cappero stiamo parlando?
Della fine del PdL, ecco di cosa.
Lo dice lo stesso Fini.
Ed ecco con quale aggressività Bersani, il capo del maggior partito dell’opposizione, attacca l’avversario ormai alle corde:
"Il problema è che il Paese non può subire traccheggiamenti. Non va bene il gioco del cerino".
Il gioco del cerino?
Ecco l’idea per la storia…

La Storia:

C’erano una volta due bande.
Si chiamavano i Rossi e i Neri.
Due colori molto differenti, non ti potevi sbagliare.
Era importante riuscire a distinguerli.
Un giorno un poeta disse che se ciò non fosse più stato possibile sarebbe stato un vero problema.
Le due bande si contendevano il territorio scontrandosi quotidianamente senza esclusione di colpi.
Durante la lotta, l’importante era vincere, non partecipare.
Questo era chiaro a tutti, da una parte e dall’altra.
Quando non si vince, si perde.
E quando si perde, ci si impegna a capire come fare per vincere la prossima volta.
E’ estremamente banale, lo ammetto, ma ho come l’impressione che non sia inutile ricordarlo.
Tornando alla battaglia tra Rossi e Neri, arrivò il giorno in cui a capo di questi ultimi salì un vero despota, un tiranno assoluto e pieno di sé.
No, perché il tipo era un despota, un tiranno assoluto e pieno di sé sin dall’inizio, giusto per la cronaca.
Il suo fu un esordio vincente, poiché porto subito i Neri a sconfiggere i Rossi.
Tranne brevi parentesi, la supremazia dei Neri durò per circa quindici anni e il despota divenne sempre più forte, confermando di aver cercato il potere solo per i propri interessi.
Fin dall’inizio, sia ben chiaro.
Qualcuno insinuava grazie anche alla debolezza – per non dire altro – dei Rossi, ma andiamo avanti.
Un bel dì, il vice dei Neri cominciò ad attaccare il capo gridando sulla pubblica piazza: “E’ un despota, un tiranno assoluto, è pieno di sé ed usa il potere solo per i propri interessi.”
“Ma va'?” direte voi.
Be’, magari non tutti.
Qualcuno.
Cioè, secondo me, è logico che lo dicano tutti.
Ma è uno strano paese, il mio.
E i Rossi?
I Rossi si riunirono per valutare la situazione.
Tutti erano concordi sul fatto che fosse giunto il momento della riscossa.
C’era chi proponeva di aggredire i Neri immediatamente, c’era chi chiedeva di aspettare la notte, chi suggeriva l’alba, ma comunque attaccare pareva l’unica risposta plausibile.
Solo il capo sembrò fuori dal coro: “Il paese non può subire traccheggiamenti”, esclamò convinto.
I suoi lo guardarono alquanto confusi.
“In che senso?” domandò uno di loro, interpretando il sentire di tutti.
“Nel senso che non va bene il gioco del cerino!” rispose il capo.
E’ inutile che vi dica dove gliel’hanno messo quel cerino.
Ma questa, sfortunatamente, è solo una storia…


La Notizia: Le parole di Fini.

Storie e Notizie: storie, frutto della mia fantasia, ispiratemi da notizie dei media.