Storie di razzismo: i figli degli immigrati



Storie e Notizie N. 238

Parole e musica di Laura Marsilio, assessore alle politiche educative e scolastiche del Comune di Roma, in quota PdL.
Ero indeciso su questo post e lo sono ancora.
I miei dubbi sono nello scegliere il modo migliore per commentare la suggestiva uscita dell’assessore pidiellino.
In passato, quand’ero un pizzico buonista, la sua l’avrei definita un’affermazione ignorante.
Io non sono buonista e nemmeno tollerante.
Quest’ultimo non lo sono stato mai.
Per questo ciò che dico non piace alla destra e spesso nemmeno alla sinistra.
Non ho mai tollerato l’ignoranza e, soprattutto oggi, non tollero la stupidità.
Soprattutto quando è al potere e prende decisioni che ricadono sui miei figli.
Spero sia chiaro a voi che entrate in questo blog che il sottoscritto non vi dirà mai bugie tipo siamo tutti uguali.
Io non sono uguale a Calderoli o Bondi.
Non vi dirò che i figli degli immigrati nati in Italia sono Italiani.
Forse lo sono o magari no.
Magari no, lo spero per loro.
Io, sfortunatamente, lo sono.
Faccio parte di questa Italia.
Non l’Italia di Dante Alighieri, Leonardo Da Vinci e Galileo Galilei.
L’Italia a cui per mia sventura appartengo oggi ha come leaders gente come Berlusconi, Bossi, Gasparri e pure questa Laura Marsilio, se ci limitiamo alla città di Roma.
E’ una questione culturale, dice lei.
Ma voi del PdL, che cazzo ne sapete della questione culturale?!

La Storia:

C’era una volta un paese che possiamo, anzi, dobbiamo per forza di cose chiamare Italia.
Nel paese che per forza di cose dobbiamo chiamare Italia c’era una scuola.
La scuola Pisacane.
Nella scuola Pisacane c’era una classe.
Nella classe c’erano 30 bambini.
29 di loro erano figli di immigrati nati in Italia.
Uno solo era figlio di italiani e nato in Italia.
Sangue puro, insomma.
Si chiamava Benito, no… Romano, anzi, Silvio.
Ecco, Silvio, il prototipo dell’italiano medio del terzo millennio.
I figli di immigrati nati in Italia, gli stranieri per i realisti e i nuovi italiani per i buonisti, si chiamavano Ousmane, Traian, Fatima, ecc.
Mica Pasquale, Gennaro e Antonio.
Vuoi mettere?
Il primo giorno di scuola, la maestra, la signora Marsilio, entrò in classe e restò inorridita.
“È aberrante”, pensò la donna innanzi a quel mare di carnagioni olivastre, crespi chiome e occhi a mandorla. “E’ aberrante l'istituzione di un plesso con solo stranieri, perché l'integrazione significa scambio e non solo isolamento in una scuola…”
Tuttavia, ad un tratto una luce le si aprì in fondo a quel tunnel da incubo in cui era finita a causa delle politiche buoniste delle precedenti amministrazioni: un volto ricoperto da una rassicurante epidermide al limite del pallido la osservava dall’ultimo banco nella fila centrale.
“T-Tu…” disse emozionata additandolo tremante. “C-Come ti chiami?”
“Mohamed”, rispose il compagno di banco dell’interessato.
“Non tu!” strillò lei con una vocetta stridula. “Quello accanto a te!”
“Silvio…” disse quest’ultimo timidamente.
Per poco la maestra non ebbe un orgasmo per la gioia.
“Silvio!” pensò estasiata. “Forse non tutto è perduto. L’integrazione è ancora possibile…”
“Caro”, gli disse con voce mielosa, incapace di staccare gli occhi da lui, “vieni alla lavagna a spiegare ai tuoi compagni stranieri cos’è l’Italia, cosa vuol dire essere Italiani e qual è la nostra cultura!”
Malgrado non fosse così felice della cosa, Silvio si alzò e accettò il compito.
I suoi gliel’avevano ripetuto tante volte quella mattina che è importante fare subito una buona impressione sull’insegnante.
Così raggiunse la lavagna, si schiarì la voce e parlò.
Parlò dell’Italia che conosceva.
Parlò di quello che aveva udito dagli Italiani che conosceva, i suoi genitori, i parenti e vicini di casa.
Parlò di Cassano, che sarebbe stato meglio convocarlo prima perché magari non sarà un fenomeno ma avrebbe giocato sicuramente meglio di Cannavaro e soci.
Parlò del Grande Fratello e dell’Isola dei famosi e che non vedeva l’ora che iniziassero.
Parlò del Festival di Sanremo e che lui avrebbe voluto come presentatore ancora Paolo Bonolis.
Parlò di Miss Italia, che era bella, ma che per lui era meglio la Canalis.
Parlò soprattutto di X Factor e di quanto gli era antipatica la Tatangelo.
Anche se però era bona.
E la maestra si tranquillizzò.
Viva l’Italia.





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