Anonymous Operazione Payback vendica Assange: intervista hacker Coldblood



Storie e Notizie N. 295

A mio modesto parere, per l’ennesima volta i cosiddetti poteri forti dimostrano di non aver ancora compreso appieno cosa sia internet.
La rete siamo noi.
Ogni frazione di secondo che ci troviamo lì, connessi, volenti o nolenti siamo il web.
Ecco perché quando su internet i diritti di qualcuno vengono violati, lo stesso accade ai diritti di tutti.
Il fatto è che ciò sarebbe vero anche per un’altra rete, senza la quale Google, Facebook, Youtube e perfino Wikileaks non avrebbero senso.
Quella rete è ovviamente la società umana.
Il paradosso è che i potenti di cui sopra hanno col tempo imparato alla perfezione come dominare e tenere sotto controllo la comunità tradizionale.
Tuttavia, non esiste alcun manuale che gli spieghi come esportare tale egemonia sul web.
E non esiste perché, fortunatamente, non è esportabile in alcun modo.
Io non so se Julian Assange sia innocente o meno delle accuse che la procura svedese gli ha rivolto.
So però, ripeto ancora una volta, che su Wikileaks sono stati pubblicati documenti dei quali gli illustri interessati chiamati in causa non hanno ancora risposto in maniera soddisfacente e più che mai rispettosa dei cittadini di tutto il mondo.
Per questo faccio mia, per quanto immodestamente, la lettera aperta inviata al premier Australiano Julia Gillard da alcuni intellettuali tra cui Noam Chomsky: Julian Assange è un cittadino australiano ed è fondamentale che il suo paese faccia di tutto perché i suoi diritti non siano violati, visti gli interessi e le fazioni in campo.
Perché questa è una vera e propria guerra per i dati, come ha dichiarato oggi l’hacker che si è presentato con il nome di Coldblood ad alcuni media stranieri…

La Storia*:

Mi chiamo Coldblood e sono solo una voce nella rete.
Immagino che come molti vi starete chiedendo in cosa consista l’Operazione Payback, cioè vendetta.
E’ molto semplice: è solo un modo per far capire alle aziende che, se subiscono le pressioni dei governi, dovranno affrontare la reazione degli utenti dei loro servizi.
Aziende come Mastercard.
Il suo sito è stato abbattuto e in quel lasso di tempo nessuno poteva fare operazioni on line.
Perché proprio Mastercard?
Altrettanto semplice: perché ha smesso di ricevere pagamenti per Wikileaks e, a mio avviso, lo ha fatto su invito del governo statunitense o parti di esso.
Presumo che ora vi starete chiedendo anche il perché di questa azione, chiaramente in difesa di Julian Assange e soprattutto del suo sito.
Cosa c’entra il sottoscritto e tutto il gruppo di Anonymous con l’attacco a quest’ultimo?
Anche questo è tremendamente semplice.
Vogliamo che Internet rimanga com’è: libero ed aperto per tutti.
Siamo contro ogni tipo di censura sul web, desideriamo che ogni bit di informazione sia disponibile per tutti e non vogliamo che i governi siano in grado di chiudere un sito perché pubblica notizie che a loro non piacciono.
Se il contenuto è stato pubblicato illegalmente va chiesto conto al proprietario del sito, ma questo non da il diritto di chiuderlo.
Per questa ragione renderemo difficile la vita dei siti delle aziende che si piegano ai governi.
Se sceglieranno di far felici questi ultimi, renderanno infelici i loro clienti.
Sta a loro la scelta.
Sappiate che sempre più persone stanno autonomamente scaricando il Botnet, lo strumento che consente di lanciare attacchi informatici.
Siamo già migliaia di individui che condividono lo stesso tipo di ideali.
Siamo una forza per il bene del caos.
Questa sta diventando una guerra, ma non la vostra guerra convenzionale, una guerra per i dati.
Stiamo cercando di mantenere Internet aperto a tutti.




Storie e Notizie: storie, frutto della mia fantasia, ispiratemi da notizie dei media.