Alemanno i 4 bimbi rom morti non li puoi sgomberare più



Storie e Notizie N. 325

Come molti di voi sapranno, domenica sera sono morti tra le fiamme quattro bambini.
Al momento della tragedia erano soli, in quanto la madre era uscita per trovare da mangiare e la zia dell’acqua.
I quattro bambini sono morti tra le fiamme poiché, per proteggersi dal freddo invernale all’interno della loro casetta di legno e plastica, usavano un braciere.
Questo è un modo per spiegare la cosa, ma ovviamente non è sufficiente.
A queste povere vittime dobbiamo qualcosina di più, non credete?
Le case popolari hanno una loro graduatoria e chi parla oggi di case per i nomadi significa che vuole lasciarli in quei forni crematori. Oggi bisogna affrontare l'emergenza e garantire alle persone condizioni sicure”, ha replicato Gianni Alemanno a chi suggeriva come soluzione quella dell’assegnazione dell’alloggio.
Per la cronaca, Alemanno è il sindaco della città di Roma.
La città dove quattro bambini sono morti bruciati ieri sera.
Chiederemo al governo poteri speciali per il prefetto per dargli la possibilità di saltare la conferenza dei servizi che rallenta le procedure burocratiche”, ha dichiarato sempre Alemanno come prima risposta all’accaduto.
Non possiamo permettere che la gente continui a vivere in baracche di plastica. E' mia intenzione indire il lutto cittadino e sceglieremo la data in base alla volontà della famiglia. Chiederemo alla Protezione civile di costruire delle tendopoli per sbaraccare i micro campi abusivi e le baracche della morte”, ha aggiunto come corollario.
Sbaraccare?
Ancora sgomberi?!

La Storia:

Caro sindaco Alemanno,
il mio nome era Sebastian e sono morto a undici anni.
Per mia fortuna non ero solo quando me ne sono andato.
Non è mai bello morire da soli.
Per mia sfortuna coloro che sono partiti con me erano le persone che amavo di più al mondo.
Patrizia aveva otto anni.
Fernando cinque.
Il più piccolo, Raul, ne aveva solo quattro.
Benedetto braciere, maledetto braciere.
Quanto può essere crudele il destino, non crede?
Il fuoco, il prezioso fuoco che nelle notti di inverno è stato per noi il quinto fratello, il più importante, anche più di me che ero il maggiore, quello che non dovrebbe mancare mai quando ce n’è bisogno, ci ha tradito.
Solo il cielo sa quanto c’è bisogno di calore quando il sole tramonta, nella sua città.
O forse anche lei lo sa, così come i cittadini più fortunati di noi.
Eh sì, solo le persone meno favorite dalla dea bendata debbono correre il rischio di farsi come amico uno come il fuoco.
Un amico capace di toglierci dal mondo tutti e quattro in una sola notte.
Eppure, quelle fiamme le assomigliano, lo sa?
Anche lei, come loro, dovrebbe essere qui per aiutarci.
Lei è il sindaco, lei dovrebbe essere il miglior amico dei suoi concittadini.
E noi eravamo tra questi, che a lei piaccia o meno.
Che ai suoi elettori piaccia o meno.
Il primo cittadino, non è così che si dice?
Eppure, esattamente come il fuoco che ardeva in quel braciere, anche per lei arriva l’attimo in cui si esalta troppo e decide di spazzarci via.
Da quando lei è sindaco, in circa due anni e mezzo, ciò è accaduto ben 320 volte
Io ho terminato il mio viaggio a soli undici anni, ma alcune di queste ultime le ho vissute sulla mia pelle e me le ricordo tutte.
Eppure, tra il dolore e la tristezza per la fine prematura, ho trovato l’orgoglio e la dignità per scriverle questa mia e dirle: ora basta. Ora non potrà più cacciarmi via. Non può più sgomberarmi. Rimarrò qui per sempre, in questa città. I miei fratelli ed io saremo sempre qui e aspetteremo. Aspetteremo quando lei e quelli come lei inizierete a riconoscerci come esseri umani. Perché voi non siete come un braciere. Potete essere molto peggio. Ma anche meglio. Il primo cittadino, poi, ha il dovere di essere meglio



Storie e Notizie: storie, frutto della mia fantasia, ispiratemi da notizie dei media.