Monsignor Paolo Rigon: ignoranza è male da guarire

Storie e Notizie N. 335

Monsignor Paolo Rigon, vicario del tribunale ecclesiastico regionale ligure.
Segnatevi questo nome.
Questi sono personaggi che lasciano il segno nella storia del proprio paese, senza scherzi.
In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2011, nella relazione sull’infedeltà coniugale, ha affermato che: "Altro aspetto di questo problema è quello della tendenza o del genere, di cui oggi si parla molto, in forza del quale si può anche giungere a scegliere come si vuol vivere la propria sessualità se in modo eterosessuale o in modo omosessuale o in alternativa o in simultanea. Se così è ci sarà una incapacità ad essere fedeli: il caso drammatico è quello dell’omosessualità che qualcuno spera di vincere o di mascherare appunto con il matrimonio ma è una illusione, non sarà possibile, in concreto, restare fedeli al coniuge."
Invitato a spiegare meglio il concetto, l’alto prelato ha rilasciato tali suggestive dichiarazioni: "Il nostro intento è quello di far passare un messaggio: il problema dell’omosessualità è indotto perché non si nasce omosessuali, salvo rarissimi casi di gravi disturbi ormonali. Bisogna dunque prenderla dall’inizio e allora si può superare con la psicoterapia. Ma se l’omosessualità è incancrenita è molto più difficile. Non c’è matrimonio che possa aiutare questa persona. Deve essere affrontata nella prima adolescenza, ne sanno qualcosa i nostri consultori. Occorre prendere coscienza della propria situazione e gestirla, ma non in senso sessuale, bensì impostando una vita gioiosa in modo donativo, senza coinvolgere un altro. La fedeltà tra due uomini in teoria è possibile, in pratica sappiamo che non è così."
Ora, io non posso credere che l’eccellentissimo non sappia che l’autorevole sistema di classificazione mondiale noto come DSM (Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders) nel 1973, ovvero quasi 40 anni fa, ha cancellato ogni possibilità che l’omosessualità sia un disturbo di qualsivoglia tipo.
Qui stiamo parlando di un monsignore.
Non sono un esperto, lo ammetto, ma credo sia un pezzo grosso, no?
Uno intelligente, come dice Massimo Troisi nel bel film Le vie del signore sono finite.
Indi per cui, com’è possibile che l’illustre sacerdote dica pubblicamente tali astrusità?
A suo favore e di tutti coloro che gli attribuiscono indiscutibile credibilità, vedo una sola possibilità: è una parabola!
Eh sì, è un tipico discorso da saggio ecclesiastico, intriso di acute metafore.
Già, metafore!
Come quando si dice una cosa per intenderne un’altra.
Basta sostituire qualche parola e finalmente tutto ha senso, come mettere ignoranza al posto di omosessualità e sacerdozio al posto di matrimonio

La Storia:

Il caso drammatico è quello dell’ignoranza che qualcuno spera di vincere o di mascherare appunto con il sacerdozio ma è una illusione, non sarà possibile, in concreto, diventare più intelligenti. Bisogna dunque prenderla dall’inizio e allora si può superare con l’approfondimento delle cose, lo studio e l’ampliamento del proprio bagaglio di conoscenze. Ma se l’ignoranza è incancrenita è molto più difficile. Non c’è sacerdozio che possa aiutare questa persona. Deve essere affrontata nella prima adolescenza, ne sanno qualcosa gli insegnanti. Occorre prendere coscienza della propria situazione e gestirla, ma non isolandosi, bensì impostando una vita gioiosa in modo donativo e aperto, coinvolgendo gli altri.
La fedeltà tra gli uomini è possibile e in pratica sappiamo che è così.
Se poi sono ignoranti tutto diventa più difficile…




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