Difendo la scuola pubblica perché aperta anche a loro



Storie e Notizie N. 341

Come la maggior parte delle polemiche e i dibattiti in questo paese, tutto è partito da alcune dichiarazioni fatte da Silvio Berlusconi alla fine della scorsa settimana, in occasione del Congresso dei Cristiano Riformisti: “La libertà non è la scuola pubblica”.
Ovviamente, secondo un copione ormai rancido, il premier i giorni seguenti ha detto che le sue parole sono state travisate, ma ormai l’onda era partita ed è questo ciò che conta, per lui.
Ora, non ho nessuna intenzione di salirci sopra anch’io e cadere in quello che non è altro che un patetico tentativo di recuperare l’ormai depauperato appeal sulle gerarchie ecclesiastiche (vedi anche le affermazioni sugli omosessuali, mai demodè qui da noi.)
Tuttavia, la questione non è solo legata alle provocazioni del premier, poiché nessuno mai come questo governo ha causato danni alla scuola pubblica e al mondo della cultura in generale.
L’aspetto sui cui vorrei soffermarmi riguarda la coerenza.
Da sempre rappresenta il vero tallone d’Achille dei politici.
Se dici una cosa e poi ne fai un’altra che non solo contraddice la prima ma addirittura applica il concetto diametralmente opposto, be’, allora le ipotesi sono due: il popolo se ne accorge e la tua carriera è ormai finita oppure… ecco, oppure, signore e signori, ecco a voi il governo Berlusconi, il più contraddittorio degli ultimi 150 anni.
Ad esempio, prendi Silvio che va al Congresso dei Cristiano Riformisti.
Ma che cappero vogliono riformare? Desiderano per caso inserire il rito del bunga bunga tra i sacramenti?!
L’Istat ci dice oggi che la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 29, 4% su base mensile, il picco più alto da sette anni.
Un giovane su tre è senza lavoro, in parole povere.
Ed ecco come commenta Tremonti: “Con la bussola giusta, con i piedi per terra, un passo dopo l'altro, gli italiani e l'Italia stanno andando nella giusta direzione”.
Giusta direzione un cazzo, avrà il diritto di esclamare almeno uno di quei tre.
Forse anche due, perché magari un altro sarà precario.
O probabilmente tutti e tre, se magari è un insegnante di una scuola pubblica.
Sì, la scuola pubblica, che secondo la Gelmini - intervenuta a sostegno di Berlusconi - è pari alla privata: “Per noi, e secondo quanto afferma la Costituzione italiana, la scuola può essere sia statale, sia paritaria.”
Peccato che la Costituzione affermi esattamente il contrario.
Lo so, le dimissioni di un Ministro della Repubblica che dimostra di non conoscere la Costituzione su cui la medesima si regge sarebbero scontate in un paese civile.
Altra contraddizione del governo delle contraddizioni.
E allora le contraddizioni si combattono con altre contraddizioni…

La Storia*:

Difendo la scuola pubblica perché è aperta a tutti.
E a tutti permette di raggiungere il fatidico pezzo di carta.
Non importa il conto in banca, se vieni a scuola con la limousine o con il tram, se hai l’abito firmato o i jeans con le toppe.
Quelle vere, ovviamente...
Per questo difendo la scuola pubblica.
Ma anche perché tutti possono farcela a terminare gli studi.
Ce l’ha fatta anche Silvio Berlusconi, il quale – sebbene si vanti di aver fatto le superiori con i Salesiani quando le sue azioni in Vaticano sono in calo… - nel 1961 si è laureato in legge all’Università Statale di Milano, ovvero scuola pubblica.
Ed è riuscita a laurearsi in legge anche il Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, presso l’Università degli Studi di Brescia, scuola pubblica.
Ce l’ha fatta anche il Ministro della Difesa Ignazio La Russa, con una laurea in legge presso l'Università di Pavia, scuola pubblica.
E ce l’ha fatta anche il Ministro della Cultura Sandro Bondi, prima al Liceo scientifico Leonardo da Vinci di Villafranca in Lunigiana e poi con la laurea in Filosofia presso l'Università di Pisa, scuole pubbliche.
Ce l’ha fatta anche il Ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna, laureatasi in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Salerno, scuola pubblica.
E ce l’ha fatta anche il Ministro degli Esteri Franco Frattini, che prima di laurearsi in legge ha frequentato il liceo classico Giulio Cesare a Roma, scuola pubblica.
Ce l’ha fatta anche Giulio Tremonti, che dopo il liceo classico Piazzi di Sondrio, si è laureato in giurisprudenza all'Università di Pavia, fino a prova contraria, entrambe scuole pubbliche.
E se ce l’hanno fatta anche loro, vuol dire che proprio tutti, ma veramente tutti possono farcela…



*(Fonte Wikipedia)

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