Tra Asor Rosa e Giuliano Ferrara storia di sesso

Premetto subito che stavolta non c’entra Lisa Pointgee.
Asor Rosa, per chi non lo conoscesse, è un professore universitario, nonché critico letterario, scrittore e politico.
Egli vede l’attuale momento del nostro paese in questo modo: c’è una crisi strutturale del sistema, uno snaturamento radicale delle regole in nome della cosiddetta sovranità popolare, la fine della separazione dei poteri, la mortificazione di ogni forma di pubblico (scuola, giustizia, forze armate, forze dell'ordine, apparati dello stato, ecc.), e in ultima analisi la creazione di un nuovo sistema populistico-autoritario, dal quale non sarà più possibile (o difficilissimo, ai limiti e oltre i confini della guerra civile) uscire.
Il professore sostiene anche che: un gruppo affaristico-delinquenziale ha preso il potere (si pensi a cosa ha significato non affrontare il «conflitto di interessi» quando si poteva!) e può contare oggi su di una maggioranza parlamentare corrotta al punto che sarebbe disposta a votare che gli asini volano se il Capo glielo chiedesse. I mezzi del Capo sono in ogni caso di tali dimensioni da allargare ogni giorno l'area della corruzione, al centro come in periferia: l'anormalità della situazione è tale che rebus sic stantibus (stando così le cose, n.d.b.), i margini del consenso alla lobby affaristico-delinquenziale all'interno delle istituzioni parlamentari, invece di diminuire, come sarebbe lecito aspettarsi, aumentano.
Stando così le cose, ovvero rebus sic stantibus, il Rosa giunge alla seguente domanda: cosa si fa in un caso del genere, in cui la democrazia si annulla da sé invece che per una brutale spinta esterna?
Quindi si da tale risposta: è arrivato in Italia quel momento fatale in cui, se non si arresta il processo e si torna indietro, non resta che correre senza più rimedi né ostacoli verso il precipizio.
Ovvero, in pratica egli propone di arrestare il processo e tornare indietro.
E questa è la sua ricetta: dico subito che mi sembrerebbe incongrua una prova di forza dal basso, per la quale non esistono le condizioni, o, ammesso che esistano, porterebbero a esiti catastrofici. Certo, la pressione della parte sana del paese è una fattore indispensabile del processo, ma, come gli ultimi mesi hanno abbondantemente dimostrato, non sufficiente. Ciò cui io penso è invece una prova di forza che, con l'autorevolezza e le ragioni inconfutabili che promanano dalla difesa dei capisaldi irrinunciabili del sistema repubblicano, scenda dall'alto, instaura quello che io definirei un normale «stato d'emergenza», si avvalga, più che di manifestanti generosi, dei Carabinieri e della Polizia di Stato, congeli le Camere, sospenda tutte le immunità parlamentari, restituisca alla magistratura le sue possibilità e capacità di azione, stabilisca d'autorità nuove regole elettorali, rimuova, risolvendo per sempre il conflitto d'interessi, le cause di affermazione e di sopravvivenza della lobby affaristico-delinquenziale, e avvalendosi anche del prevedibile, anzi prevedibilissimo appoggio europeo, restituisca l'Italia alla sua più profonda vocazione democratica, facendo approdare il paese ad una grande, seria, onesta e, soprattutto, alla pari consultazione elettorale.
Adesso, seguitemi perché a mio umile avviso questo è un punto fondamentale.
Tralasciando per un attimo la soluzione che il professore propone, le ipotesi sono due: o la sua diagnosi è falsa oppure…
Oppure è vero che nel nostro paese vi è oggi una crisi strutturale, un nuovo sistema populistico-autoritario, un gruppo affaristico-delinquenziale al potere che può contare su di una maggioranza parlamentare corrotta al punto che sarebbe disposta a votare che gli asini volano se il Capo glielo chiedesse, ecc.
Se, ripeto, se quest’analisi corrisponde al vero, la replica da parte degli organi di stampa vicini a quel presunto gruppo affaristico-delinquenziale a cui Rosa fa riferimento è scontata: Attenti ribatte a gran voce Giuliano Ferrara dalle pagine de Il Giornale della famiglia Berlusconi - c'è una sinistra che incoraggia il golpe.
E’ banale, no?
Se, ripeto, se la descrizione di Rosa fosse reale, è il minimo che i bersagli del suo articolo lo accusino di invocare il colpo di stato.
Accadrebbe comunque, a maggior ragione se, ripeto, se quel che vede il professore fosse tutto vero.
Ecco, il sottoscritto non é un professore universitario e nemmeno un 'genio' il quale un giorno ha detto che il preservativo è il viatico dell'aborto.
Io scrivo e racconto storie.
Ma prima di tutto ciò, le leggo.
E nella storia che leggo, quella del mio paese, vedo un popolo prono, sodomizzato quotidianamente e in diretta su tutti gli schermi da una creatura orribile, priva di talento e di intelligenza.
Un mostruoso idiota, con la sola capacità di non avere alcuno scrupolo, pur di penetrare a suo piacimento la propria vittima.
Una vittima consapevole, stupidamente felice di essere violata dal deforme maniaco.
Ebbene, se – ripeto – se il disegno di Asor Rosa corrispondesse al vero, una prova di forza che scendesse dall’alto e liberasse quel popolo dall’orripilante sodomizzatore, sarebbe inutile, per un motivo estremamente semplice, senza il quale non saremmo oggi nella situazione in cui ci troviamo.
Quel popolo non ha dimostrato fino ad ora alcuna intenzione di muoversi da quella posizione.
Quel popolo vuole rimanere prono.
A quel popolo piace stare prono e non preoccuparsi di ciò che accade alle sue spalle, sopra di lui.
Ecco perché, a mio modesto parere, rebus sic stantibus, l’incongrua prova di forza dal basso di cui parla Asor Rosa è l’unica vera reale possibilità di cambiamento delle cose.
Ovvero, che il popolo desideri con tutta la forza che ha in corpo di disarcionare l’immonda creatura, di inarcare la schiena e di tirarsi su i calzoni.
Si chiama rivoluzione, quella che per Mario Monicelli in Italia ci vorrebbe perché non c’è mai stata.
E che sta accadendo in questo preciso istante nel nord Africa.
Ma tanto questa è solo una storia…


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