Aung San Suu Kyi: Birmania espelle Michelle Yeoh The Lady

E dell’ottusità del potere…

Storie e Notizie N. 401

Da Freedom from fear (in Italia tradotto con liberi dalla paura), discorso del premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi in occasione del Sakharov Prize for Freedom of Thought (Premio Sakharov per la libertà di pensiero) assegnatole nel 1990: “Non è il potere che corrompe, ma la paura. Il timore di perdere il potere corrompe chi lo detiene e la paura del castigo del potere corrompe chi ne è soggetto.”
La paura di perderlo corrompe chi detiene il potere...
Anche da noi lo sappiamo bene, non è così?
Tra le altre cose – e pure di questo abbiamo anche noi copiose dimostrazioni – tale corruzione comporta una crescente ottusità.
Difatti, leggo che lo scorso 22 giugno il governo della Birmania ha fermato l’attrice malese Michelle Yeoh appena giunta a Rangoon e dopo poche ore l’ha espulsa dal paese.
Per quale motivo?
A tutt’oggi, l’unica spiegazione ufficiale è che la Yeoh è presente nella blacklist (la lista nera) delle persone non gradite al governo.
Ciò nonostante, si sa, è un atavico classico.
L’ottusità induce a compiere azioni quanto mai prevedibili.
E allora, per trovare un senso non v’è bisogno alcuno di fare ragionamenti astrusi.
Si da il caso che l’attrice respinta dai geniali signori che governano la Birmania interpreterà la stessa Aung San Suu Kyi nel film The Lady, diretto da Luc Besson, prossimamente in uscita.
Vedendola cinicamente, dalla parte della produzione del film, questa è un’ottima pubblicità per la pellicola.
Sfortunatamente l’ottusità del potere ha conseguenze alquanto tragiche, in Birmania come in molte altre parti del mondo.
Tuttavia, credo che sottolinearne la portata non sia affatto inutile, anzi.
Come dire, non v’è limite all’ottusità…

La Storia:

C’era una volta un governo.
Un governo che aveva paura di perdere il potere.
Ma tanta paura.
Tantissima paura.
Più o meno come quello di…
Ma lasciamo perdere, voliamo alto.
Il governo che aveva paura di perdere il potere aveva più paura solo di una cosa.
Di una donna.
E come si fa a biasimarlo?
Chi ha vissuto abbastanza sa bene che quando una donna desidera qualcosa c’è poco da controbattere.
Specialmente se sei un uomo.
Soprattutto se lo sei.
E quel governo era fatto da soli uomini, quindi, immaginatevi voi.
Questi non ci dormivano la notte, senza scherzi.
E così, ossessionati dal terrore che avevano di lei, facevano di tutto per tenerla a bada.
Avevano provato perfino con l’arresto, ma in quel modo la paura era cresciuta ancora di più.
Per questo la liberarono.
Solo che la storia della donna era ormai nota in tutto il mondo e la vicenda si era diffusa talmente che…
…che un giorno arrivò un’attrice che l’avrebbe interpretata in un film.
E il governo la espulse.
Arrivò un pittore che le aveva dedicato un’intera collezione.
Il governo cacciò anche lui.
Arrivò poi un gruppo di scultori che avevano realizzato una gigantesca opera collettiva sulla donna, ma furono respinti anch’essi.
Cantanti e musicisti, ballerine e coreografi, poeti e scrittrici, registe e sceneggiatori, insomma una continua processione di artisti iniziò a presentarsi quasi quotidianamente ai confini del paese, ispirati dalla vita della donna.
Della donna di cui il governo aveva tanta paura.
Ad un tratto l’ottusità si era elevata a quel livello talmente alto, per quanto irreversibile, in cui si ha un brevissimo lampo di lucidità.
E fu in quel momento che il governo si domandò: “Se questa donna è così importante e così apprezzata nel mondo, non sarebbe stato enormemente più conveniente essere dalla sua parte invece di combatterla?


La Notizia: Dal Time, Espulsa l'attrice Michelle Yeoh dalla Birmania.