Donne Afghanistan, paese più pericoloso: inglesi primi colpevoli

Storie e Notizie N. 392

Secondo un recente sondaggio della Fondazione Thomson Reuters, l’Afghanistan risulta il paese più pericoloso al mondo per le donne.
Nella speciale classifica, stilata in base alle condizioni di salute, culturali, di discriminazione, violenza sessuale o meno, traffico umano, al secondo posto c’è il Congo – di cui ho già scritto in precedenza - quindi il Pakistan e a seguire India e Somalia.
Tuttavia, ci avete fatto caso?
Quando si parla dei grandi problemi del mondo, soprattutto se riguardano i paesi più svantaggiati, si esalta il dramma ma si omettono le cause.
Si porta in scena la povertà, la denutrizione, la siccità, gli scontri tra civili, anzi, tra selvagge e inumane tribù, ma mai, ripeto, mai qualcuno dei narratori di turno si degna di mostrare l’altra faccia della medaglia.
Anzi, è riduttivo.
E’ estremamente riduttivo definire le cause di una tragedia l’altra faccia.
Esse sono la medaglia, l'unica.
E’ difficile, però, se gli stessi narratori sono tra i responsabili.
In Inglese, si dice accountable.
In altre parole, coloro i quali hanno l’obbligo di rendere conto delle conseguenze delle loro azioni.
Per rimediare a tutto ciò, ecco che arriva…

La Storia:

C’erano una volta l’Afghanistan, il Congo, il Pakistan, l’India e la Somalia.
Come tutti voi ben sapete, ogni secolo ha le sue parole per dire la stessa cosa, che invece è un’altra.
Mettiamo invadere e occupare un paese libero, che da quel momento non lo sarà più.
Nei due secoli appena trascorsi si chiamava colonizzazione.
In quello attuale si dice missione di pace.
Nondimeno, il risultato non cambia.
E il risultato ricade sempre sui più deboli.
E’ storia vecchia e scontata.
Prendiamo ad esempio i cinque paesi sovra citati e immaginiamo di fare una classifica, anzi, un gioco: chi ne ha invasi di più?
Vince la Gran Bretagna, con ben 4 su cinque!
Eh, perché il Regno Unito ha portato le sue truppe in India (dal 1858 al 1947), in Pakistan alla fine del diciannovesimo secolo, in Somalia dal 1884 al 1960 – quando invadere si chiamava colonizzare – e in Afghanistan dal 2001 ad oggi, quando occupare uno stato sovrano è diventato portare la pace e combattere il terrore con guerra umanitaria preventiva di legittima difesa alla caccia di Bin Laden ovunque, tranne dove si trovi realmente.
Sì, proprio la Gran Bretagna, dove ha sede la Reuters, per dirne una.
Non conoscete la Reuters? Dai, quella società britannica che si è fusa con la Thomson e fa un sacco di sondaggi importanti.
Seguono a pari merito l’ex Unione Sovietica (alla fine del secolo scorso) e gli Stati Uniti (insieme ai britannici e con la successiva complicità dei paesi ONU nell’ISAF) sempre per l’invasione pacifista dell’Afghanistan, il Belgio, invasore del Congo alla fine dell’800, e l’Italia, che ha occupato la Somalia dal 1889 al 1936.
Oggi le donne non se la passano bene nei suddetti paesi violentati e oltraggiati.
Qualcuno deve rispondere per tutto ciò.
Per dirla come l’inglese Reuters, qualcuno è accountable.