Freedom Flotilla 2: bandiera di Alice Walker

Storie e Notizie N. 399

Alice Walker è una scrittrice americana e attivista dei diritti civili.
Ha vinto il premio Pulitzer con il romanzo Il colore viola.
Ed è una donna che ha conosciuto fin da bambina l’ingiustizia e la violenza della discriminazione razziale negli Stati Uniti.
In una lettera inviata lo scorso 21 giugno alla CNN, la cui versione completa potete leggere sul suo blog, dopo aver annunciato di essersi unita all’equipaggio della nave The Audacity of Hope (Il Coraggio della Speranza, come il titolo del noto libro di Barack Obama...), parte della Freedom Flotilla 2 (qui info sulla spedizione italiana), ha raccontato le ragioni della sua scelta.
E’ stato un piacere tradurla.
Sono parole che conserverò dentro di me.

La Storia:

Dalla lettera inviata da Alice Walker alla CNN:

Perché sto per salire sulla Freedom Flotilla II verso Gaza? Questo mi sono domandata, anche se la risposta è: cos’altro potrei fare? Sono nel mio sessantasettesimo anno, avendo già vissuto una lunga e fruttuosa vita, cosa di cui sono contenta.
Mi sembra che durante questo periodo di vecchiaia sia giusto raccogliere il frutto della comprensione di cosa sia importante, e condividerlo, specialmente con i giovani.
Altrimenti, come potrebbero apprendere tutto ciò?
La nostra nave, The Audacity of Hope, porterà lettere alla gente di Gaza. Lettere che esprimeranno solidarietà ed amore. Questo è ciò su cui si basa questo trasporto. Se l’esercito israeliano ci attaccherà, sarà come se stesse aggredendo il postino.
Questo dovrebbe risultare esilarante negli annali della storia.
Ma se essi insisteranno nell’attaccarci, ferendoci, anche uccidendoci, come hanno fatto con alcuni degli attivisti nella precedente flotta, Freedom Flotilla I, cosa dev’esser fatto?
C’è una scena nel film Gandhi che mi emoziona molto: è quando i manifestanti indiani disarmati sono in fila di fronte ai soldati dell’esercito britannico.
Questi ultimi li colpiscono senza pietà, ma gli indiani continuano ad avanzare.
Accanto a questa immagine di coraggiosi seguaci di Gandhi c’è in me la consapevolezza di ripagare un debito agli attivisti per i diritti degli ebrei che affrontarono la morte per mettersi al fianco dei neri nel sud degli Stati Uniti, nel momento in cui noi ne avevamo bisogno.
Sono specialmente in debito verso Michael Schwener e Andrew Goodman, i quali ascoltarono la nostra richiesta d’aiuto – visto il nostro governo di allora come oggi freddamente lento nel dare protezione ai manifestanti non violenti – e scesero al nostro fianco.
Hanno quindi incontrato i manganelli e le pallottole dei pochi “bravi ragazzi” della Contea di Neshoba, Mississippi e sono stati picchiati e uccisi insieme a James Cheney, un giovane ragazzo nero di formidabile coraggio che morì con loro.
Così, anche se la nostra nave si chiama Il Coraggio della Speranza, nel mio cuore sventolerà la bandiera di Goodman, Cheney e Schwerner:


E cosa dire dei bambini palestinesi, che sono stati ignorati nell’ultimo discorso del presidente Obama su Israele e Palestina, la cui impoverita, terrorizzata, segregata esistenza è stata derisa dalle standing ovations recentemente offerta dal congresso degli Stati Uniti al primo ministro israeliano?
Io vedo i bambini, tutti i bambini, come la più preziosa delle risorse dell’umanità, poiché sarà sempre a loro che verrà lasciata la cura del pianeta.
Un bambino non dove mai essere posto al di sopra di un altro, neppure in una conversazione senza importanza, figuriamoci in un discorso che farà il giro del mondo.
Come adulti, noi dobbiamo affermare, costantemente, che il bambino arabo, musulmano, palestinese, africano, ebreo, cristiano, americano, cinese, israeliano, nativo americano, eccetera, è uguale agli altri sul pianeta.
Noi abbiamo il dovere di fare qualsiasi cosa sia in nostro potere per fermare le azioni che provocano paura nei bambini in ogni parte del mondo.
Una volta chiesi al mio migliore amico e marito (l’avvocato ebreo Mel Leventhal) durante l’era della segregazione, il quale era uno strenuo difensore dei diritti umani dei neri come non ho mai incontrato: come sei arrivato a noi, i neri, che avevamo così tanto bisogno di te? Quale forza ha dato vita alla tua reazione alla grande ingiustizia che i neri affrontavano in quei tempi?
Io pensai che avrebbe potuto citare i discorsi, le marce, l’esempio di Martin Luther King Jr., o di altri del movimento che mostrarono coraggio e grazia di forte impatto.
Non lo fece.
Ripensandoci, egli raccontò un episodio della sua infanzia che lo condusse, inevitabilmente, alla nostra lotta.
Da ragazzino tornava a casa da Yeshiva, la scuola ebraica che frequentava dopo gli studi regolari. Sua madre, una contabile, era ancora al lavoro; era solo. Veniva frequentemente molestato da ragazzi più grandi, e un giorno due di questi gli rubarono il suo yarmulke (la kippah, copricapo ebraico) e, prendendolo in giro, scapparono via, con lo scopo di gettarlo oltre un recinto.
Due giovani neri apparvero, videro le sue lacrime, compresero la situazione e inseguirono i ragazzi. Raggiuntili, li costrinsero a scavalcare la recinzione, a recuperare e spolverare il copricapo, riponendolo rispettosamente di nuovo sulla sua testa.
Sono la giustizia e il rispetto che desidero che il mondo rispolveri e restituisca – senza indugio e con tenerezza – sulla testa del bambino palestinese.
Saranno una giustizia e un rispetto imperfetti, poiché l’ingiustizia e la mancanza di rispetto sono stati molto gravi.
Tuttavia, credo che facciamo bene a provarci.
Ecco perché salgo sulla nave.

Alice Walker



La Notizia: Dalla CNN, Alice Walker, perché salpo per Gaza.