Quorum Referendum 12 13 giugno 2011 spiegato a mio figlio

Storie e Notizie N. 389

Chi frequenta questo blog ricorderà che nel 2010 un padre di nome Mario ha compiuto il grave errore – ovviamente, dipende dai punti di vista – di spiegare al figlio di sei anni, Paolo, cosa significasse Legittimo Impedimento.
Da allora, il piccolo non ha più smesso di tartassare il papà con domande sulle strane e complicate parole pronunciate dalla televisione.
Perché quest’ultima mica le spiega.
Non ci avete fatto caso?
La tv canta, balla, urla, la maggior parte delle volte urla, ma non spiega.
Per spiegare ci vuole tempo e quello televisivo mica ha… tempo da perdere.
Dicono che la colpa sia dei telespettatori, che se si mette a spiegare qualcosa loro cambiano canale.
Ma se non spiega mai nulla come fa a saperlo?
A marzo di quest’anno, coloro che insistono ad affacciarsi da queste parti, hanno visto il povero genitore costretto ad illustrare al figlio l’intera riforma della giustizia.
Oggi, ad un paio di giorni dal week end in cui avranno luogo i referendum abrogativi del 12 e 13 giugno, Mario viene incastrato ancora una volta dal bimbo, che ora di anni ne ha 7:

La Storia:

“Papà?” fa il figlio, come al solito intento a disegnare, seduto sul tappeto davanti al divano in soggiorno.
“Sì…?” risponde distratto Mario, con gli occhi stupefatti innanzi al tg1, che ha inaspettatamente citato il suddetto referendum, dopo l’imperdibile intervista all’insegnante di Pilates di Pippa Middleton e subito prima della consueta rubrica dal titolo 'Fagioli in umido, mille ed una ricette'.
“Papà, cosa vuol dire referendum abrogativo?”
Mario, il quale ormai capisce perfettamente che è inutile cercare di continuare a seguire i programmi televisivi con la solita interrogazione filiale in arrivo, prende il telecomando e ammutolisce lo schermo.
“Allora…” fa sospirando. “Il referendum è un modo attraverso il quale viene chiesto agli elettori, i cittadini che possono votare, un parere o una decisione su un tema particolare.”
“E abrogativo?”
“Ecco, ci arrivo. Il referendum si dice abrogativo quando il parere che viene domandato ai cittadini votanti riguarda una legge. Se votano sì, la legge viene abolita, altrimenti rimane in vigore.”
“In che senso altrimenti?”
“Se votano no.”
“Ho capito.”
“Aspetta… tutto dipende se si raggiunge il quorum.”
“Cosa vuol dire?”
“Vuol dire che il risultato del referendum avrà valore se si raggiunge il quorum, cioè il minimo numero di votanti, che è il 50% più uno degli aventi diritto. In altre parole, devono votare la metà di quelli che ne hanno la possibilità più uno.”
“Quindi, se quelli che possono votare sono dieci…”
“Il quorum è la metà di dieci più uno.”
Paolo ci pensa un attimo e poi esclama: “Sei!”
“Bravo.”
Mario, soddisfatto del proprio lavoro, sta per riagguantare il telecomando quando Paolo riattacca: “Papà?”
“Dimmi…”
“Perché la tv oggi parlava del referendum?”
“Già”, fa il genitore. “Ne parlava perché questo fine settimana ci sarà un referendum nel nostro paese, proprio un referendum abrogativo.”
“E qual è la legge sulla quale gli elettori possono dire sì o no?”
“Le leggi sono quattro. Non dirmi che vuoi sapere quali sono?”
“Certo, papà.”
Mario alza gli occhi al cielo disperato, ma poi riordina le idee e si impegna al massimo: “Allora, le prime due leggi riguardano l’acqua. La prima dice che l’acqua è una cosa che può essere anche solo di qualcuno e non di tutti, quindi può essere comprata e poi venduta da chiunque.”
“L’acqua?”
“Sì, l’acqua. La seconda legge afferma infatti che si può guadagnare dei soldi vendendola a vari prezzi.”
“L’acqua?”
“Esatto.”
“Papà… ma non mi avevi raccontato una storia in cui si diceva che l’acqua appartiene alla natura? Ti ricordi?”
“Vagamente…”
“E la natura non è di tutti? Che c’è qualcuno che può comprare la natura e poi venderla?”
“In teoria, no…” fa Mario in evidente difficoltà.
“Queste leggi sull’acqua sono… sono sbagliate, papà…”
“E infatti c’è il referendum. Ma fammi finire: la terza legge propone di permettere la costruzione di centrali nucleari in Italia.”
“Centrali nucleari? Come quella che è scoppiata in Giappone e hanno dovuto evacuare la città?”
“Sì…”
“E la quarta legge?”
“La quarta… la quarta è quella sul legittimo impedimento. Te l'ho già spiegata...”
“Quella legge sul capo del paese che non vuole andare al processo?”
“Già.”
Paolo aggrotta convulsamente la fronte, aumentando la tensione nel genitore, alquanto provato dall’ennesimo terzo grado.
Quindi fissa lo sguardo in quello del padre e gli domanda: “Papà… ma queste quattro leggi chi le ha fatte?”
“Il governo.”
“Il governo del capo del paese?”
“Sì…”
“Il capo del paese che non vuole andare al processo e infatti ha fatto il legittimo impedimento?”
“Sì, lui…”
“Quel capo del paese che potrebbe essere colpevole e che io ti ho detto che non è una cosa bella?”
“Esattamente.”
Paolo si alza in piedi di scatto ed esclama allarmato: “Papà, io posso votare?!”
“No… non sei maggiorenne…”
“E che cavolo!” strilla il bambino.
“Cosa sono queste parole?!”
“Scusa papà, ma tu e la mamma andate a votare! E ditelo pure alla nonna e a zia. Per votare sì, eh? Altrimenti…”
“Altrimenti?”
“Altrimenti… altrimenti non faccio più i compiti e non metto a posto la camera.”
“D’accordo, lo faremo”, promette Mario divertito.
Per il nostro e il tuo bene, pensa più serio un attimo dopo.