Quello che non ho Fazio Saviano: La7 tutta per me

Storie e Notizie N. 589

Quello che ho, ovvero, che tutti abbiamo allorché accendiamo la tv sono gli eroi catodici, le star del piccolo schermo e gli affabulatori nazional popolari, sempre pronti ad esprimersi su tutto.
Mai che uno se n’esca dicendo: “Scusate, ma su questo argomento sono ignorante…
Io, per esempio, sono totalmente impreparato sulla danza classica, per dirne una a caso. Ma anche di Formula Uno non capisco un’acca, per non parlare della caccia al tartufo, e potrei andare avanti.
Prima non era così, dai.
Ho adorato, anche per questo, gente come Massimo Troisi, che minimizzava oltre ogni limite la propria capacità registica e non dava una risposta seria che fosse una durante un’intervista.
Perché? Semplice, perché era un uomo di cinema, regista ed attore, era un artista e l’artista trova giustappunto nell’arte il proprio modo per contribuire alla discussione.
Per questo salta all’occhio e arriva al cuore prima di tutti gli altri: si tira fuori dalla mischia e si leva in alto, dove può essere meglio compreso.
Invece da noi, cantanti, scrittori, attori, giornalisti, presentatori, ma anche valletti e vallette, e di seguito opinionisti, concorrenti, tronisti, in buona sostanza, chiunque transiti per almeno un istante al di là dello schermo si sente in diritto, anzi, in dovere di comunicare i propri pensieri ai telespettatori.
E poi, se gli si da spago, si convince perfino di avere la responsabilità di educarli, di ammaestrarli, di spiegar loro come va il mondo, di rivelare le verità nascoste e di affrancare il popolo dalla schiavitù dell’ignoranza.
Così ecco gli scoop al calor bianco, le interviste esclusive, le inchieste esplosive, i monologhi illuminanti e lo share sale, così come gli introiti commerciali prima, durante e dopo.
Questo è tutto molto bello.
In uno schermo abbastanza grande ci può entrare di tutto, la gente poi decide.
Tuttavia, io continuo a preferire l’artista che mostra invece di quello che spiega, ma va bene così.
Solo che, per una volta, mi piacerebbe avere anche io quello che non ho.
Una La7 tutta per me, una La7 dei poveri.
Se io ne fossi il proprietario avrei qualche idea: basta con le star, disimpegnate o impegnate che siano.
E allora ci sarebbero i pensionati a parlare di pensioni, i disoccupati a parlare di disoccupazione, gli immigrati a parlare di immigrazione, gli omosessuali a parlare di omosessualità e così via coerentemente.
Sarebbe la mia tv.
Parafrasando Brecht, beata quella televisione che non ha bisogno di eroi



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