Ambasciatore gay del Vaticano Laurent Stéfanini: un’altra storia

Storie e Notizie N. 1212 

Leggo che secondo la stampa francese, il nuovo ambasciatore del Vaticano in terra d’oltralpe, Laurent Stéfanini, malgrado sia stato nominato da ben quattro mesi, non ha ottenuto l’ok definitivo dalla Santa Sede a causa del suo orientamento sessuale.
Questo mi suggerisce, ovviamente, una storia.
Un’altra…

C’era una volta uno Stato.
Non sto parlando di loro, un altro Stato.
Non pensate a loro, d’accordo?
Erano altri, altra gente, con altre regole e differenti precetti morali.
Ora, si dia il caso che a capo del nostro Stato vi fosse un governo che alle suddette regole e precetti teneva particolarmente.
In maniera a dir poco maniacale, ecco.
Tutto procedeva a regola d’arte e le cose filavano dritte.
Se non altro, in accordo alla linea indicata dal governo.
E dal Libro, quello con la elle maiuscola.
Sì, perché laddove nascano conflitti brucianti e necessità di scrivere storie migliori delle precedenti c’è sempre un Libro dalla elle maiuscola da qualche parte.
Capitò il giorno in cui il governo decise di fare, come dire, un controllo generale della situazione.
Tipo le verifiche sotto il militare, dove se c’è anche solo un granello di polvere sul polpastrello giudicante, si torna tutti a pulire.
Così, si partì dagli ambasciatori.
“Come dice il detto”, dichiarò il primo ministro, “se il pesce puzza dalla testa, lo Stato marcisce nelle ambasciate.”
Oppure, quando il premier non c’è gli ambasciatori ballano.
Anche chi dorme non becca gli ambasciatori con le brache calate.
E così via.
Le magagne vennero fuori presto.
Il primo ambasciatore fu scoperto essere gay, così restiamo sul pezzo, fatto inammissibile per lo Stato.
Via uno.
Il secondo ambasciatore era addirittura una trans.
Via due e in fretta.
Il terzo ambasciatore conviveva con una pecora, per giunta ninfomane.
La pecora, intendo.
Via tre e con sdegno.
Il quarto ambasciatore aveva osato adottare legalmente un cucciolo di giraffa, la quale aveva studiato da mimo ed era stata addestrata sin da piccola a fingersi un peluche durante le visite ufficiali.
Tuttavia, l’animale era cresciuto e ditemi voi dove si possa comprare un peluche alto otto metri…
Via quattro e chiamate la protezione animali, il WWF, chi arriva prima.
Anche il quinto ambasciatore era gay ma aveva inscenato un finto matrimonio con un manichino femmina, completo di parrucca e abito nuziale.
Una cerimonia perfetta, con tanto di luna di miele e album di ricordi.
Tuttavia, alla fine il nostro si era innamorato e aveva cercato di avere figli da lui, cioè da lei, offrendosi di sperimentare qualsiasi tecnica procreativa tra le più moderne, senza trovar fortuna.
Ma quando c’è l’amore, c’è tutto e i due avevano adottato la giraffa tolta al quarto ambasciatore.
Grave errore.
Perché proprio così beccarono il quinto, denunciato proprio dalla giraffa, che nel frattempo aveva iniziato una relazione a distanza con la pecora ninfomane che sembrava dare buoni frutti.
Insomma, un vero macello, queste ambasciate.
Perché anche il resto degli ambasciatori dimostrò di avere nascosti nell’armadio scheletri dalla sessualità confusa, almeno secondo l’opinione del governo.
Via tutti, sbattendo pure la porta.
Lo Stato rimase quindi senza ambasciatori nel mondo.
Senza portavoce lì dove la tua voce non arrivi.
Il primo ministro chiamò quindi a raccolta tutto il resto del governo e domandò: “Abbiamo bisogno di nuovi ambasciatori, persone dalla vita amorosa ricca di virtù e rettitudine. Chi di voi è disponibile?”
Pare che, ancora oggi, tutti i posti di ambasciatore nel mondo siano ancora vacanti…

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