Utero in affitto Italia legale: pericoloso precedente dei mufloni

Storie e Notizie N. 1320

A differenza del nostro paese, la maternità surrogata (utero in affitto) è legale in venti nazioni, tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia, Russia e Grecia.
Tuttavia, malgrado non sia prevista dal disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili, gli strali dei difensori del ceppo tradizionale insistono copiosi nell’ergersi innanzi all’inganno celato dietro il promiscuo angolo.
Mi unisco anch’io alle urla stracciandomi le vesti, tanto sono di scarso valore, tutte imitazioni, segnalando un pericoloso precedente…

Chi mi conosce a fondo sa che non ho sempre vissuto di parole.
I miei più antichi frequentatori sanno della mia precedente vita.
Ebbene sì, facevo l’addestratore di mufloni.
Che ricordi…
Mi mancano quei caproni, lo ammetto. Testardi, indubbio, ma quando li vedevo danzare tutti insieme era uno spettacolo.
Ah, non l’ho detto? Insegnavo loro l’hip hop.
Adesso capisco l’ilarità e lo scetticismo, normale, ci sono abituato.
Ma l’hip hop non nasce negli anni settanta negli Stati Uniti, capisco che questa sia una notizia, ma è così. Che poi, qui siamo su storie e notizie, il confine è labile, come quello tra il muflone in calore e l’ammotrago posseduto. Non sono la stessa cosa, domandate alla capra berbera ninfomane, se proprio non mi credete.
Nessuno si inventa niente, è risaputo. Soprattutto noi altri non si crea nulla. Noi umani, intendo. Per gli animali è diverso, invece. Loro hanno inventato tutto e noi si copia come asini selvatici del Tibet, che vanno perfino in giro per i monti vestiti da monaci, talmente sono poco originali.
Per la cronaca, il primo ballo hip hop è stato effettuato in Gran Bretagna da una femmina di Gypsy Vanner (nota anche come Tinker o cavalla zingara) per distrarre un mandriano fuori di testa invaghitosi di lei, per poi fuggire con un muflone con la cresta bordeaux.
Ecco, tutto torna, vedete? Il muflone è così. Le cose vanno lisce, poi arriva lui, e tutti a inveire.
Per questo si dice capro espiatorio, che poi sarebbe muflone espiatorio. O anche muflone - non mazziato - e cornuto. Non è il toro, non è mai stato il toro, il problema.
Ma veniamo al punto.
La maternità surrogata nel nostro paese è stata già concessa.
A chi? Che domande? Ai mufloni, è chiaro. E le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Tutti quelli che vedono solo quel che vogliono vedere, è chiaro.
Per raccontarne una, c’era una coppia di mufloni ermafroditi che non poteva avere figli, e potremmo già fermarci qui, lo so, ma continua. I due o le due, ma guarda un po’ che confusione, erano animali egoisti ed egocentrici, due egocapre cocciute che desideravano un cucciolo da portare in giro come trofeo, con le cornine ben in vista. E alla bestiola chi ci pensa? Nessuno, neanche io, perché nel frattempo ero stato trasferito e insegnavo danza del ventre alle nutrie, confesso anche questo.
A ogni modo, visto che la legge lo permetteva, la coppia convinse una vecchia muflona cieca a farsi affittare l’utero, una bestia incapace di intendere, ma non di volere. Voleva tutto. Per citarne un paio, pensate che in quello stesso giorno aveva già prestato le corna a un camoscio che voleva fare bella figura al primo appuntamento con la sua bella, anzi brutta, ma quando c’è l’amore... Mentre la coda l’aveva promessa a un domatore di leoni svizzero troppo buono di cuore che desiderava usarla come frusta. Fa meno male, ma fa comunque scena, sosteneva l’ingenuo, visto che se lo sono pappato al primo spettacolo, cercate su internet.
Il resto fa orrore, me ne rendo conto. Il nascituro, che fu chiamato Taddeo, si ritrovò al mondo prigioniero della più totale anarchia morale, con due genitori che non sapeva se chiamare papà o mamma.
Mufloni, chiamaci, mufloni, dicevano loro, gli egofarabutti.
Ma come vi distinguo? Muflone 1 e muflone 2?
Esatto, rispose.
Quale dei due?
Difficile dirlo ancora oggi.
Comunque, gli egomalvagi si stancarono presto del giocattolo e il poverino fu abbandonato nel bosco in agosto.
“Guarda”, disse difatti con indicibile crudeltà il muflone 1, o forse era il 2, “c’è una stella cadente nel cielo.”
Taddeo fissò i propri occhi in alto con fiducia e dopo qualche attimo esclamò perplesso: “Quale stella?”
Domanda lecita, visto che erano le undici del mattino.
Quindi seguì un colpo alla nuca e le stelle dei sogni forzati apparvero nella sua testa, quelle sì.
Risvegliatosi solo e nella più aspra crisi di identità, cambiò sesso e specie più volte, diventando infine una nutria per unirsi al mio gruppo di allieve.
Vi avevo detto che tutto torna, vero?
Tutta la storia l’ho appresa da lui, anzi da lei, che poi era un lui.
O no?
Ecco, capite adesso cosa rischiamo?
Cosa?
L’esempio non regge perché noi siamo umani, non bestie?
Be’, leggendo cosa dicono in molti sull’argomento in questione, non sembra proprio…

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