Storie sull’ambiente: uno di noi alberi

Storie e Notizie N. 1436

In Cambogia i magnati del legname, in combutta con gli amministratori locali, stanno seriamente minando la sopravvivenza della foresta di Prey Lang.
A difesa di quest’ultima c’è Leng Ouch, il quale rivela di temere per la sua vita e per quella dei suoi cari, ma questo non lo fermerà.
Perché Leng è uno di loro…

In Cambogia ci sono alberi.
In Cambogia vi sono alberi pazzi.
Perché è così ovunque, se ci pensi.
Se ci pensi attentamente, al giorno d’oggi devi essere davvero folle per scegliere di nascere albero, a questo mondo.
Pure fiume o lago, sarebbero scelte quanto meno azzardate.
Per non dire masochistiche.
Ma si sa come sono le menti vulnerabili, pronte a esser attraversate da ogni cosa vivente lo desideri, al netto di un cuore in lega instancabile, che rende il tutto degno di nota.
E di racconto.
Così, laddove siano gli alberi a perdere il senno e a convincersi di esser loro il centro dell’universo, sono loro stessi a narrar vicende e sogni.
A veder tutto e tutti come anime composte di pianta e radice.
Immobili solo alla nascita e alla morte.
Ora, figurati la versione tradizionale, vittima sacrificale del tuo regno, leggi pure come l’illusione dal punto di vista umano.
Ebbene, quelli che nel tempo hai imparato a chiamare semplicemente alberi, sono solo i testimoni, gli spettatori silenti, coloro che non hanno ancora imparato a correre e gridare.
Ma questo non vuol dire che non muovano respiro e volontà verso l’orizzonte a cui tutti, alberi o meno, tendiamo.
Questo non vuol dire che non vedano e ascoltino la vita ammirevole.
Di alberi, certo.
Perché s’è detto all’inizio, la follia è la chiave, nell’accezione più ostinata, diciamolo, l’unica che ha mai davvero avuto la chance di far crollare il castello dei cattivi.
Eccolo, il protagonista delle loro bizzarre visioni.
Uno di loro... o di noi, dipende sempre da quale verso si legga la storia.
Un albero straordinario, con occhi e orecchie, tatto e gusto, fino ai sensi più speciali, tutti devoti alla cura di un pianeta fondamentale.
Ovvero, l’unico che abbiamo.
Il solo di cui davvero siamo.
Un albero che è disposto a perdere linfa e ossigeno, luce e futuro per i suoi simili, le tanto sottovalutate creature terrestri.
Un tipo di albero che, proprio sul più bello, svela l’errore, l’ingenua svista del popolo verde.
Io sono uno di voi, afferma con parole e soprattutto gesti.
Perché io, per voi, darei me stesso.
E perché so che senza di voi, me stesso.
Non sarei più.
Loro, che siano maledetti, sono solo umani...