Palestina Libera

Storie e Notizie N. 2286

Nel nostro Paese, come in molte parti del mondo, Palestina libera non si può urlare senza conseguenze. A riprova di ciò, è notizia recente quella del licenziamento di una persona che lavorava come maschera alla Scala di Milano, la quale il 4 maggio ha osato gridare giustappunto “Palestina libera” mentre la Meloni stava per accedere al cosiddetto Palco reale.
Niente di straordinario di questi tempi, perché siamo ormai giunti al punto che Palestina libera non si può nemmeno dire, senza peraltro alzare la voce, uscendone indenni. Non si può neppure sussurrare o simularne la pronuncia con il mero movimento labiale.
Non si può pensare e men che meno ricordare, aspettandosi di passarla liscia.
La peggiore delle eventualità e che per molti non si può neanche più sognare.
Eppure, inaspettate parole, autorevolmente scritte col sangue di tempi non sospetti – o forse il contrario con il senno di poi – affermano ben altro:

Ciascuno di noi è stato schiavo e di conseguenza dobbiamo trattare il prossimo con compassione, specialmente coloro che si trovano ai margini della società.
Possiamo facilmente essere schiavizzati senza mai essere letteralmente in schiavitù. La maggior parte delle persone non è fisicamente schiava, eppure vive una vita in cui non è veramente libera.
Possiamo vivere una vita come schiavi delle nostre paure e insicurezze. Possiamo vivere una vita limitata dai limiti delle nostre aspettative, o una vita circoscritta dalla mancanza di fiducia nelle nostre capacità.
La libertà è la consapevolezza di ciò che la vita è e può essere.


Ancora:
La libertà ha due aspetti: un aspetto fisico, di liberazione dal giogo dell'altro; e un aspetto spirituale, di liberazione, che ci permette di ascoltare la nostra voce interiore e di compiere scelte personali e nazionali indipendenti, liberi dal giogo di interessi esterni, ideologie o qualsiasi altra influenza esterna. È impossibile essere liberi senza il primo aspetto, quello fisico, ma non ha senso essere liberi in assenza del secondo aspetto, quello della libertà dello spirito.
Una persona libera ha il diritto di agire come ritiene opportuno, mentre una persona responsabile deve imporsi delle restrizioni. Ma in realtà, questi sono concetti complementari: lo scopo della lotta per la libertà, in senso fisico, è permettere a coloro che sono liberati dalla schiavitù di assumersi la responsabilità della propria vita, e quindi acquisire la libertà spirituale.

E infine:
Libertà significa cose diverse per persone diverse. Ciò che è chiaro è che in ogni genocidio che ha avuto luogo, coloro che sono stati presi di mira dalla persecuzione hanno visto la loro libertà limitata e privata, prima che molti di loro venissero assassinati. Questo è spesso un processo sottile e lento. Il genocidio non accade mai per caso. C'è sempre una serie di circostanze che si verificano, o che vengono create, per costruire il clima in cui il genocidio può aver luogo e in cui i regimi autoritari possono privare le libertà di coloro che prendono di mira. I regimi autoritari non solo erodono la libertà delle persone che prendono di mira dimostrando quanto sia fragile la libertà, ma limitano anche la libertà di coloro che li circondano, per impedire loro di sfidare il regime.
Ciò nonostante, in ogni genocidio ci sono persone che mettono a repentaglio la propria libertà per aiutare gli altri, per preservare la libertà altrui o per opporsi al regime.

Ecco, il tragico e incredibile paradosso di questa triste, disumana e assurda macchia della Storia dell’umanità è che i tre passaggi appena citati sono tratti rispettivamente dalla Torah, riferimento centrale dell’Ebraismo, dal pensiero del Jewish People Policy Institute, che ha lo scopo di proteggere il popolo ebraico e Israele, e dai principi fondanti dell’organizzazione Holocaust Memorial Day Trust, nata per mantenere viva la memoria dei posteri sullo sterminio degli ebrei…

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