Discorso del nuovo presidente della repubblica in una parola

Storie e Notizie N. 1185 

Avrei potuto giocare.
Ad esempio con il generatore automatico di discorsi di insediamento presidenziali.
Un gioco da ragazzi.
Roba da bambini, se mi lasciate passare la banale nota auto referenziale.
Già, auto referenziale.
Aggettivo quanto mai idoneo, trattandosi di nostrana gestione della cosa pubblica.
Sarò il presidente di tutti, avrebbe potuto essere la più gettonata delle frasi eruttate dal suddetto generatore.
Con profonda e sincera emozione, eccetera, l’incipit.
C’è bisogno di fiducia e speranza nel paese, il prevedibile auspicio.
Non c’è più spazio per le divisioni e le polemiche, l’inevitabile ammonimento.
La nostra è una grande nazione, ricca di storia e cultura, l’ennesimo ritornello.
Le sfide che ci attendono sono difficili, la scontata previsione.
Il lavoro per i giovani e la cura degli anziani, i soliti richiami.
E così via.
Senza sorpresa.
E’ sufficiente leggere il libro all’inverso e ricordare.
Un potere che non creda che i futuri che gli scorrono accanto possano davvero condurre al mare, difficilmente troverà voce.
Per narrare storie.
Che devono essere ancora vissute.
Nondimeno, a coloro che si struggono tra le pieghe di una terra quotidianamente maltrattata dall’abitudine al peggio, non servirebbe tutta questa musica.
Con cui riempire le orecchie.
Il minimo sarebbe tutto.
Senza pretendere nulla, il minimo saprebbe di miracolo.
Un presidente, anzi, meglio una presidente che si mostrasse al popolo con una sola parola in mente.
Silenzio.
Scusateci di tutto è la didascalia, ma quella non conta.
Silenzio.
Ricominciamo da qui, dal silenzio.
Perché solo sulla pagina vuota.
Puoi scrivere.
Qualcosa di nuovo.

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