Suicidi in Italia 2012: la vera storia

Storie e Notizie N. 587

C’era una volta il paese dei suicidi.
Nel paese dei suicidi vi erano molte e varie tipologie di persone.
C’erano i nullatenenti, suddivisi in due tipi, i visibili e gli invisibili, i primi ben riconoscibili in strada con il cartello implorante e il cappello affamato, e i secondi nascosti in casa, una casa vuota come il frigo, a difesa dell’ultimo valore rimasto, ovvero la dignità.
C’erano i disoccupati, divisi a loro volta in speranzosi e disillusi, i primi in perenne ricerca del miraggio chiamato lavoro e i secondi oramai arresi innanzi all’assenza di uno stipendio.
C’erano i pensionati, inutile dirlo, suddivisi in mantenenti e mantenuti, i primi costretti ad impiegare quasi l’intera pensione per contribuire alla sopravvivenza di figli e nipoti e i secondi - bruciata la medesima pensione in cartelle esattoriali, Imu e via tassando – sostenuti a loro volta da figli e nipoti.
C’erano i precari, anch’essi divisi in due categorie, i cronici e i trombati, i primi perché precari da sempre e i secondi divenuti tali dopo un calcio nel sedere sotto forma di adeguamento del rapporto di lavoro alla situazione contingente.
Tuttavia, c’era anche un’altra tipologia, quella dei privilegiati, questi ultimi senza alcuna divisione, sacralmente compatti.
Chiamatela casta, chiamatela come volete, era formata da tutti quegli individui che, nonostante alcun merito, anzi, e privi di alcun diritto conquistato con azioni e neppure parole, godevano di un assoluto e intaccabile benessere, nonostante tutto, crisi o non crisi.
E un giorno cominciarono i suicidi.
I primi a togliersi la vita furono i nullatenenti.
I giornali diedero la notizia, qualche tg citò con cordoglio il fatto e uno o due benpensanti espressero il proprio solidale dolore.
Poi toccò ai disoccupati.
E pure in questo caso, i giornali pubblicarono la notizia, qualche tv parlò con cordoglio del fatto e uno o due benpensanti mostrarono il proprio solidale dolore.
Quindi arrivò il momento dei pensionati.
E anche dopo ciò, i giornali segnalarono la notizia, qualche tg annunciò con cordoglio il fatto e uno o due benpensanti dichiararono il proprio solidale dolore.
In seguito giunse il turno dei precari.
E così come era stato per gli altri, i giornali diffusero la notizia, qualche tg mandò in onda con cordoglio il fatto e uno o due benpensanti comunicarono il proprio solidale dolore.
Ciò nonostante, i privilegiati rimasero tali e anzi, si presero ogni bene e risparmio lasciato su questa terra da tutti i suicidati.
Qual è la morale di questa storia?
Che se nella realtà non si vuole che finisca in questo modo, occorre tirarsi su le maniche e togliere ogni privilegio ai privilegiati.
Oggi, adesso.



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