Storie sui diritti umani: le vite di sotto

Storie e Notizie N. 1107

 
Nei pressi del distretto di Soma, nel nord della Turchia, un’esplosione dovuta ad un cortocircuito ha provocato la morte di almeno 234 persone, tra cui Kemal Yildiz, che aveva solo quindici anni.
A duemila metri di profondità ne rimangono intrappolate altrettante.
Sfortunatamente per gli interessati, sono solo questi i momenti in cui ci rammentiamo di loro…

Le vite di sotto.
Questo è il nostro lavoro.
Tale è la nostra responsabilità.
Volenti o nolenti.
Perché questa è la luce che resta, a noi altri.
Il solo orizzonte concesso.
Perché lì soggiace il possibile, tra le righe dell’esistenza migliore.
Perché è là che si nasconde il nostro gioiello.
Una gemma chiamata sopravvivenza.

La gente del buio.
Umani fantasmi per le piazze affollate la domenica mattina.
E per le vie del centro intasate di curiosi e vetrine.
Leggi come l’ignara danza delle fortune sprecate.
Innocui vampiri che succhiano solo un tipo di sangue.
Il proprio, a differenza di ben altre mostruosità.
E siamo anche loro, gli zombie reali.
Creature da cinema ad una sola dimensione.
Quella che rimane sempre al di fuori dello schermo che conta.

I personaggi nel bianco.
Esatto, a contraddire il precedente.
Rafforzandolo, paradossalmente.
Perché questo è quel che siamo.
Gente del buio protagonista invisibile dello spazio ignorato.
Ovvero, il bianco tra capitolo e capitolo.
Tra paragrafo e paragrafo.
Tra strofa e ritornello di una canzone sorda.
Incapace di udire il canto, figuriamoci il rumore.
Che arriva da sotto.

Già, le vite di sotto.
Che per guadagnarsi la dignità di esistenze a tutti gli effetti hanno bisogno del massimo.
Il sacrificio perfetto.
L’azione spettacolare.
E la scena straziante.
Tutto nello stesso fotogramma.
Benedetta o maledetta esplosione.
L’unico modo che abbiamo per ricordare al mondo.
Che là sotto.
C’è vita.
Non solo morte…



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