Krzysztof Charamsa il teologo gay e il coming out del futuro

Storie e Notizie N. 1270

Commentando la discussa rivelazione di Monsignor Charamsa sul proprio orientamento sessuale, lo scrittore Premio Pulitzer Michael Cunningham sostiene che “la chiesa dovrebbe chiedere scusa al mondo”.
Quante altre scuse dovranno essere domandate e non solo dalla chiesa.
Finché non si farà udire l’ennesimo coming out, forse un po' sui generis, di una voce come tante…

Io confesso.
Non sono migliore degli altri.
Non sono migliore di me stesso e di tutte le posticce raffigurazioni, ben modellate o raffazzonate alla bisogna per via della fretta, che del sottoscritto vi ho venduto.
Regalato e prestato.
Imposto.
Al peggio, lasciato alle spalle come briciole da raccogliere per caso.
Ho vizi a iosa, sappiatelo fin da subito, laddove intendiate oltrepassare la rassicurante linea della semplice conoscenza.
Di peccati ne penso mai abbastanza quanti ne compio.
E ne compio mai a sufficienza quanti ne penserò nell’istante che seguirà.
Ora.
Anche ora sta accadendo.
Perché va così, perché – non mi stancherò mai di ripeterlo – la magia è sempre nelle intenzioni.
La perfezione nel semplice lancio di una moneta e la bontà nel disegno non ancora di linee e colori composto.
E’ tutta lì, la roba di cui mi son vantato finora.
Sulla soglia della porta, sul ciglio della strada, perfino nel prologo del romanzo con cui sono certo, all’inizio è sempre così, stupirò gli astanti.
La storia che segue è rotta, traballa la vita e le emozioni che nascono sulla via, ma per me è bello per questo.
Perché questo è tutto quello che ho.
Vi deluderò, più volte, anche dopo aver promesso che mai accadrà.
Soprattutto in quel caso.
Mentirò come parlerò, come ho sempre fatto.
Poiché laddove la verità esista davvero io non l’ho mai incontrata.
Non sono capace di immaginarla perché va al di là delle mie possibilità.
Non sono in grado altresì di raffigurarla e men che meno raccontarla.
Figuriamoci esclamarla con incomprensibile superbia, fregiandomi del ricordo di cotanta impresa nelle notti a venire.
Sono piccolo.
Nelle misure come nella portata del respiro.
Chiudo gli occhi e lo vedo.
Li apro e vorrei dimenticare quel che ho appena veduto.
Che innanzi alle infinite meraviglie che mi circondano sono proprio l’ultimo ad aver diritto alla parola.
All’ascolto e all’attenzione dei più.
Eppure, ogni tanto, magari anche solo una volta in un’intera esistenza, di sicuro per errore, lascio segni coerenti.
Con lo straordinario mistero che mi ospita.
Per queste ragioni e molte altre, io confesso.
Confesso e faccio coming out.
Come tanti, molti di più di quel che sembra, sono solo.
Un essere umano.

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