Storie di immigrati: il filo che cuce le bocche salva il mondo

Storie e Notizie N. 1327

Leggo che per protestare contro lo sgombero in atto a Calais, un gruppo di profughi ha cucito insieme le proprie labbra, esibendo dei cartelli con dei messaggi inequivocabili.
Cito cosa dice uno tra gli altri, esigendo risposta da coloro che guardano e leggono: dove è la nostra libertà?
Già, dov’è? Eccola, basta seguire il filo del discorso…

Ricordo.
Mi sforzo di ricordare come tutto è iniziato.
Loro. I primi che ho visto sono stati loro.
I miei.
Li ho amati. Mi hanno amato, forse a modo loro.
Voglio crederci. Devo.
Poi qualcosa si è rotto. Prima un’esplosione, poi un urlo e di seguito la sofferenza.
Quindi il plurale ha ucciso l’eccezione e sono arrivate le altre.
Esplosioni, urla e sofferenze.
E’ lì che ho cominciato a odiarli, loro. I primi che ho visto.
I miei.
E una sola speranza mi ha dato la forza di sopportare e resistere.
Sopravvivere.
Credere che loro non fossero gli unici al mondo.
Volevo crederci. Dovevo.
Così mi sono salvato per la prima volta.
Allora ho iniziato a vivere per quell’attimo in cui la luce della normalità avrebbe riempito i vuoti del mio cuore.
Mi sono allenato strenuamente a nascondere le ferite, temendo di violare le altrui vulnerabilità.
Mi sono preparato alla perfezione nel dire come nel muovere, deciso a confondermi tra i molti.
E ho fatto del mio meglio per disegnare il sorriso più sereno possibile sulla scatola in cui ho sepolto i mostri del passato, per non spaventare le fragilità dei miei nuovi amici.
Quando l’ora è giunta, allorché il coraggio si era fatto finalmente adulto, ho aperto l’uscio e ho seguito le briciole di sogni e speranze lungo la via. Ovvero, il filo strappato che un tempo mi legava alla terra d’origine, che ricomposto con le lacrime ancora calde mi guidava inevitabilmente fuori.
Lontano.
Da voi.
Sono qui, ora.
Infine giunto sull’unica riva possibile.
Così mi sono salvato la seconda volta.
In dote non ho altro che il sottoscritto e le ragioni che qui mi hanno condotto.
Fatene ciò che volete. Legate il filo al vostro o fatelo in mille pezzi. Perché il giorno in cui scoprirò se voi e loro siete differenti o uguali, sarò comunque libero, ovvero salvo per la terza e ultima volta.
L’occasione è vostra, in realtà.
Quella di legare il vostro presente al nostro e salvarvi.
Insieme a noi