Storie di animali: la vera storia del pinguino

Storie e Notizie N. 397



La Storia:

C’era una volta Peka Peka Beach, una spiaggia nell’Isola del Nord, in Nuova Zelanda.
Non so se il protagonista di questo racconto fosse un maschio o una femmina.
Stavolta, per buona sorte, non è importante.
Quello che so è che si trattava di una creatura degna di riverenza e rispetto.
Tutto quello che si deve ad un imperatore



Era tempo che non se ne vedevano da quelle parti, liberi e fieri.
Almeno 44 anni.
Cioè, di buffoni travestiti da imperatori se ne vedono tutti i giorni, in ogni parte del mondo, ma è indispensabile conservare la capacità di riconoscerne uno vero, quando lo si incontra.
Altrimenti, si finisce per obbedire al buffone e allora sono… guai, per essere educato.
No, il nostro era un vero imperatore…


Ma non esclusivamente per diritto di nascita.
Se non altro, egli si era guadagnato quella riverenza e quel rispetto di cui parlavo poc’anzi perché era stato capace di partire dai ghiacciai dell’Antartide e nuotare per 3.300 chilometri fino alla spiaggia di Peka Peka.
Perché?
Questo si chiesero gli umani quando lo videro.
Possibile che avesse fatto tutto ciò solo per salutarci?


Difficile capire il vero motivo di una tale impresa, per una specie ormai abituata ad imperatori di cartone usi a compiere quotidianamente azioni dettate solo dalla cieca ottusità.
Difficile quanto immaginare che per un essere il quale non sa che siamo noi a chiamarlo imperatore, non lui, si possono attraversare 3.300 chilometri anche solo per poter dire di averlo fatto.
Magari per vedere cosa c’è dall’altra parte.
O perché si è talmente disperati da rischiare la vita attraversando l’oceano, a prescindere da quello che si troverà dall’altra parte.
Da un imperatore ci aspettiamo altro, men che mai quest’ultima motivazione.
Tuttavia, alcuni si preoccuparono per la sua sorte, da solo e perso lontano da casa…

Nondimeno, le autorità locali, per bocca di Peter Simpson del Dipartimento di Conservazione della Nuova Zelanda, emisero la loro sentenza, dichiarando di non avere intenzione di aiutarlo: “Lasceremo che la natura faccia il suo corso", cito testualmente. "E’ arrivato qui in modo naturale. Cosa c'è di sbagliato in questo?"
D’altra parte, il nostro non si aspettava nulla di diverso.
Gli umani”, pensò, “per loro la natura deve fare il suo corso. A meno che non decida di abbandonare la spiaggia e muovermi verso l’interno, entrando nelle loro città…

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