Storie sull'amicizia: la squadra dei calciatori mancati

Storie e Notizie N. 1105

In Spagna un pulmino si è scontrato con un trattore e cinque bambini tra i dodici e i quindici anni sono morti.
I ragazzini stavano tornando da una partita di calcio…

Abbiamo vinto.
E abbiamo perso.
Ma abbiamo giocato, sì, questo non è cancellabile.
Nemmeno dalla pioggia indifferente.
Come dalle memorie fragili.
Perché qualcuno ha visto.
Qualcuno ha gioito.
Tra un goal mirabolante e una travolgente discesa sulla fascia.
Sì, tali magie capitano anche a noi.
Novizi della palla.
Che forse mai campioni saremo.
Ma questo non vuol dire che non si vinca.
O si perda.
Perché quello che fa la differenza, al fischio finale, non sono le incontrovertibili statistiche.
L’arrogante medagliere e le assordanti bacheche.
Le stelline sul petto e le foto in copertina di roba che tutto ha a che fare fuorché il bello che ci unisce.
Il gioco.
Quello che conta davvero, che rende noi altri unici, sono le ferite sulle ginocchia, sempre nello stesso punto, mai stanco di mostrare il rosso con orgoglio.
La maglietta fradicia di quella miscela preziosa, i cui ingredienti sono indispensabili alla resa.
Sudore, è ovvio.
Pioggia, è naturale.
E coraggio, già, proprio lui.
Quello di tirare il rigore quando anche i veri fuoriclasse si allontanano e rimani solo tu.
Che fuoriclasse non lo sei mai stato e, probabilmente, mai lo sarai.
Il coraggio di ergere il petto tutt’altro che muscoloso a difesa del compagno aggredito dal solito energumeno in vena di spacconate.
E il coraggio di giocarla, quella partita.
Quando sai già come andrà.
Che non saranno lodi e onori e che tutto il meglio andrà al nemico.
Ma va bene così.
Perché l’altro, nemico, non lo è mai davvero.
E’ solo qualcuno che condivide la tua medesima follia.
La pazza idea di credere che prendere a calci un pallone sia qualcosa di dannatamente serio.
Ciò non ci ha impedito di farci corpo unico e mettere piede sul campo.
Per giocare e amare.
La nostra partita.
L’ultima.

Abbiamo vinto.
E abbiamo perso.
Ricordateci per quell’ora in cui insieme abbiamo corso.
Senza risparmiarci.
Noi, la squadra dei calciatori mancati.

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