Migranti morti nel Mediterraneo video Il mondo sbagliato

Storie e Notizie N. 1216 

C’era una volta il mondo.

No, trattenete pure le pance intolleranti.
I cuori alleggeriti dal sapiente disincanto.
E gli indici accusatori della giuria perennemente.
Seduta.
E’ il mondo sbagliato, quello di cui vi parlerò.
Indi per cui, potete tranquillamente considerare il racconto e altresì il narratore smaccatamente fuori luogo.
Il tutto decisamente inopportuno.
E’ sveglio, ma non si applica ed eccessivamente esuberante, come scrissero più volte sulla lapide scolastica.
Nel mondo sbagliato vi era il mare.
Sì, come il nostro, ma nella versione errata.
Due soli popoli vivevano nel mondo distorto.
I viaggiatori e gli ospiti.
Senza nessun’altra categoria.
Classe.
E, se proprio ci tenete, dite pure razza.
Perché nel mondo sbagliato sarebbe andato più che bene usare siffatte parole.
Sbagliate, intendo.
Gli ospiti vivevano tutti su un’isola.
Che poi nel nostro mondo dovrebbe essere una limitata porzione di terraferma completamente circondata dalle acque.
Ma siccome in quello sbagliato era l’unica terraferma, veniva chiamata la terra e basta.
E non e basta nel senso di un banale e nient’altro.
Piuttosto e che altro desideri di più?
Della terra?
Gli abitanti erano detti ospiti in maniera sbagliata, rispetto al vostro mondo, capisco la sorpresa.
Essi erano ospiti perché tali erano.
Letteralmente.
Ospiti della terra che li ospitava.
Giammai signori e padroni, baluardi a difesa del suolo patrio e ossessionati dal sacro confine.
Perdonate.
Perdonate l’errore degli umani confusi del mondo sbagliato.
L’altra metà del cielo era occupata, come già detto, dai viaggiatori.
E anche costoro erano cosiddetti prendendo la parola alla lettera.
Viaggiavano, dalla nascita.
Alla morte.
Nondimeno, i nostri non venivano alla luce come noi altri.
Non conosco bene la parola, sapete, non ci sono mai stato, ma so che dovrebbe essere l’esatto contrario di naufragio e conseguente affondamento della nave.
Ecco, nel mondo sbagliato è proprio all’inverso che i viaggiatori entravano in scena.
L’acqua ribolliva, la schiuma si faceva densa e torbida, e all’improvviso la vedevi.
Prima la prua e poi tutto il resto.
La barca e il barcone, la scialuppa e financo il veliero, perfino la solita fragile zattera, qualunque fantasia plausibile che fosse in qualche modo capace di superare indenne le onde, squarciava queste ultime e appariva.
Ricolma di vita.
Ricolma di loro.
I viaggiatori.
Sempre in viaggio, coerenti con il nome tanto quanto le personali ragioni dell’esistenza.
E perché nel mondo sbagliato il mare per i viaggiatori era come la terra per gli ospiti.
Non è roba tua.
Tu sei solo quello che lascia alle spalle la scia.
Magari con la speranza che non scompaia mai del tutto e basta.
Stavolta vuol dire davvero e nient’altro.
Qualcuno di voi si chiederà: cosa accadeva quando gli ospiti incontravano i viaggiatori?
Risposta facile, in tutti i mondi, credo, sbagliati o meno.
Laddove qualcuno sapesse di essere solo ospite della terra e si trovasse di fronte chi giunga dal mare, grato a quest’ultimo di non aver preteso il massimo sacrificio in cambio, sarebbe ansioso di raccontare.
E ascoltare.
Ma, soprattutto, non sarebbe in grado di vedere la differenza.
Perché ognuno dei due capirebbe all’istante di essere sempre stato entrambi.
Ospite e viaggiatore.
Nella vita dell’altro.

Visita le pagine dedicate ai libri:





Compra il libro, Il dono della diversità, Tempesta Editore

Leggi altre storie sulla diversità. 


Altre da leggere: