Storie di guerra in Siria: a rubar tempo

Storie e Notizie N. 1396

Malgrado sembra ci siano già state delle violazioni, stamani alle sette è cominciata ad Aleppo, in Siria, la tregua umanitaria decisa da Mosca per concedere le cure a feriti e malati, nonché l’occasione a civili e combattenti di abbandonare la città.

Venghino, signore e signori, venghino.


Venghino pure nel fantastico regno della tregua umanitaria.
Dove i secondi diventano minuti, i minuti senza fine e le ore si congelano fino a perire nei pugni stretti dei senza tempo.
Chiamateci così, ci piace, così.
Senza tetto, pure, ma anche senza porte e finestre, senza comò e comodino.
Senza alcuna comodità.
Senza speranza, molti.
Senza scampo, troppi.
Ciò malgrado questa non è la pagina giusta per dolercene.
I signori della guerra e della pace hanno tirato il dado e le lancette hanno chinato il capo.
Lo fanno sempre, anche quando danzano, ma stavolta, solo questa, è per una buona causa.
Tregua.
Umanitaria.
Che bizzarro e folle matrimonio di parole.
Immaginatevi il corteggiamento, i primi giorni.
Piacere, Tregua è il mio nome.
Salute a te, Umanitaria è il mio.
Stop alle bombe, è il senso del mio vivere.
L’umano al centro di tutto, è il mio.
E se è amore, che amore sia. Che porti letizia e buona salute a noi altri, è chiaro.
Tuttavia rimane la perplessità delle coppie originali, come la donna gigante e il nano chiacchierone, la gentile che diventa bella e la bestia che impara a parlare, la ballerina senza scarpe e il ciabattino dalle mani bucate, che non puoi fare a meno di ammirare, ponendoti tra tutte la domanda.
Ma come fanno a stare insieme?
Tregua, il tuo tempo sarebbe stato perfetto in ogni istante prima del tuo arrivo, a scongiurare tutti gli atroci dopo che son seguiti.
Umanitaria, il tuo tempo, invece, dovrebbe esser sempre.
Ciò nonostante non è il racconto adatto per lamentarsi.
Per quanto assurdo il titolo e la trama.
Per quanto paradossali siano scenografia e costumi, presto, non indugiamo.
Voi, suonatori di utopie, riprendete gli strumenti, gli accordi e illudeteci.
Anche voi, donatori di parentesi immaginarie, apritene all’infinito l’una dentro l’altra, fino a ingannare fiamme, lame e polveri da sparo.
Che siano loro a morire, piuttosto.
E voi altri, che al di là del vetro rimirate la vita che prende fiato nell’acquario della morte, provate anche voi.
A rubar tempo agli assassini.
 

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