Storie sulla pace: Haiti colera portato da Onu

Storie e Notizie N. 1416

“La preponderanza delle prove consentono di giungere alla conclusione che il personale addetto alla struttura (gestita dai funzionari delle Nazioni Unite) è stato la fonte più probabile.”
Con queste inequivocabili parole il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, ha ammesso che sono stati gli impiegati delle Nazioni Unite stesse a portare il colera ad Haiti, a causa del quale sono morte fino 30mila persone

E’ la storia degli equivoci.


Che prima o poi verranno svelati, si spera.
Si spera prima, tra i direttamente.
Interessati.
Così capita di leggere che il colera nella poverissima e sporchissima Haiti ce lo hanno portato loro.
I peacekeepers, i conservatori di pace.
E, aggiungi ora, donatori di malattie.
Equivoco trascritto subito, già, insieme agli altri, sebbene trascurati e il più delle volte, magari quando ti volti per rispondere all’ennesimo richiamo all’ordine di sua maestà il cellulare, addirittura cancellati.
Eppure, da qualche parte, ci dev’esser scritto.
Che sono stati i migranti a portare gli Stati Uniti in America e che, spesso, è stata proprio l’America a far di tutto pur di portare se stessa ovunque.
Che i primi colonizzatori mostravano perline e specchietti sulle mani aperte, ma al contempo era solo morte la merce in valigia.
E ancora oggi, malgrado i falsi doni siano migliorati in luccicore e rumore, non credere che il bagaglio sia diverso.
C’è scritto altresì che i rifugiati sono come onde del mare.
Sono in grado solo di portare qualcosa.
Che ogni istante sembra andarsene e che ogni volta ritorna, lasciando tutte le volte qualcosa indietro, come una conchiglia dai colori e le forme mai viste, a ricordo di una giornata diversa.
Sì, diversa.
E allora leggi pure che i diversi, ovvero cosiddetti tali, portano semplicemente quel che li rende tali.
Giammai perdizione del cuore e men che meno traviamento dell’anima.
Solo diversità.
Sta a te decidere cosa farne, esattamente come hai fatto con la tua.
C’è scritto pure, banalmente, che le missioni di guerra non portano pace e che le missioni di pace non portano alcunché.
Quelle sì che cancellano e rubano, che creano vuoti, che poi impazziscono e altrettanto restituiscono vuoti, un nulla confuso nel niente che è il solo senso.
Delle guerre per la pace.
E’ la storia degli equivoci, proprio così.
E’ la nostra storia.
Che non avremmo dovuto far altro.
Che nascere e rimanere.
Umani.


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