Ius Sogni

Storie e Notizie N. 1507

Perché la cittadinanza, ancor prima che un diritto, per molti è stato ed è un sogno…

No allo Ius Soli, gridi.
Perché ora non è il momento, spieghi.
O perché vorresti che quell’istante non arrivasse mai, è quel che pensi.
Dici che ciò che è nato qui, non è di qui.
Che non è sufficiente.
Per appartenere a questa terra.
Forse hai ragione, sai?
Guarda la libertà.
E’ nata con te.


E’ di questo mondo, ma non di quello che abbiamo costruito.
Prigioni e sbarre, confini e muri, quelli sono attuale carne della nostra carne, la sostanza di cui son fatti gli incubi, i nostri.
Ma la libertà, oh, la libertà… si sceglie perché si brama e per essa ci si impegna a ogni costo, perfino quello di non sfiorarla mai.
E la giustizia?
Essa affonda le proprie radici nel medesimo luogo ove sei venuto alla luce.
Tuttavia, magari fosse incisa accanto al nostro nome, all’anagrafe.
Forse non ci sarebbe bisogno di così tante parole, per cambiare.
Forse, queste, non sarebbero qui, ora.
Ciò che è giusto è proprio come una parola ormai scomparsa, che con fatica e sacrificio, tenacia e coraggio, devi iscrivere di nuovo tra menzogna e inganno, tra abuso ed egoismo, rivendicando lo spazio trafugato dai vocaboli traditori, facendoti inevitabilmente nemici i manipolatori di storie.
E cosa mi dici di umanità?
Presumo ti sia palese il più mirabile dei paradossi.
Questa è la specie, questa è la categoria, la specifica e il tassello comune a miliardi di creature nell’arco di tempo che l’universo ci ha concesso finora.
L’essere umano, il comportarsi come tale, interagendo gli uni con gli altri familiarmente, come agisce ogni altra comunità vivente con cui condividiamo l’orizzonte, ovvero, convivendo nel presente con la sacra priorità di preservare il noi, giammai l’io.
Puoi davvero sostenere che siffatta perfezione della natura, la quale gode indubbiamente dei nostri medesimi natali, sopravviva all’infanzia?
Umani noi nasciamo, certo.
Ma lo restiamo?
Mai abbastanza, a quanto la Storia con la esse autorevole racconta.
E se tutto ciò non bastasse, sogna.
O pensa a ciò che sogni, che è l’istesso.
Figurati con me ogni tipo di improbabile azzardo dell’immaginazione.
Tra quel che potrebbe renderci dei tangibili mostri e, nella misura del medesimo verso, dei miracoli terreni di sangue ed emozioni.
Ricorda ogni salvifica evasione dagli orrori di una vita indesiderata.
Tutte le poetiche parentesi nel bel mezzo della solita guerra.
I più personali paradisi, disegnati con mano speranzosa nelle notti apparentemente senza fine.
La realtà è che tutti i sogni del mondo sono nati qui.
Partoriti nei frangenti più fragili del nostro cammino.
Ma quanto vorresti che avessero ottenuto diritto di cittadinanza nel tuo viver quotidiano?
Cosa daresti in cambio, ora, per saperli parte della tua attuale esistenza anche solo per pochi minuti?
Fermati un istante e riflettici.
Ogni meraviglia che in passato è diventata memoria comune e ci ha reso orgogliosi, ciascuna straordinarietà che ha migliorato l’esistenza dei più, qualunque tipo di novità che ha arricchito il presente e soprattutto il futuro di una generazione, sono di qui.
Sono nate su questa terra e questa è stata sempre la loro unica condizione di partenza.
Eppure, malgrado tutto, lo sono ancora oggi per un solo motivo.
Perché qualcuno ha deciso di lottare per esse, abbracciandole strette al cuore.
Evitando che, esattamente come la maggior parte dei nostri sogni più amati, se ne volassero via.



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