Storie e Notizie N. 36: come ripararmi dal freddo

La Storia: Mi chiamano Bugia e sono un suonatore ambulante. In verità io mi ritengo un musicista… Non ho una gran voce, ma suono la chitarra fin da bambino. Non ho bisogno di amplificatori, pennette di pregiata fattura e nemmeno di un pubblico adorante. Semplicemente prendo la mia chitarra classica e la suono. Ovvero la suonavo. Ho sempre pensato che fare musica fosse questo. Non ho mai creduto di poter avere successo, ma ho sempre avuto chiaro che per mangiare avrei dovuto darmi da fare, perché nessuno lo avrebbe fatto per me. È con questa idea in testa che sono entrato per la prima volta in una pizzeria. Non è stato facile, credetemi. Prima di quel momento avevo sempre suonato per il sottoscritto e basta. Sono timido, tremendamente timido e non mi sono mai figurato davanti ad un pubblico, nemmeno in un attimo di cedimento alla vanità. Non sono mai stato vanitoso, sono troppo brutto per arrivare a tanto e non mi è mai piaciuto illudermi. Tuttavia, come vi ho detto, quando il riempire la pancia non aspetta altri che il padrone di quest’ultima, non c’è tempo per ulteriori dubbi. La fame è una domanda che esige un’unica risposta, mi disse un giorno mio padre, una delle rare sere in cui era sobrio. Lui voleva dire la sete, secondo me, ma io le sue parole le ho apprezzate lo stesso. Così mi sono dato una spinta da solo e senza guardare nessuno in faccia ho iniziato a far correre le mani sulle corde tese. Mentre le note fuggivano via da esse ho sentito dentro un sentimento che non avevo mai provato prima di quel momento, qualcosa che sapeva di un’inaspettata vergogna. Il fatto è che per me suonare ha sempre significato l’affermazione del mio diritto più personale, quello a far sentire la mia voce nell’unico modo che conoscevo. Niente di più lontano da ciò che provai quella sera in quel locale del centro di Roma. La realtà è che le persone che erano lì, sedute ai tavoli, non erano un vero pubblico e io lo sapevo bene. Mentre sono entrato con la mia fida compagna a tracolla, c’era chi ingoiava un boccone di capricciosa e chi mandava giù un sorso di birra, chi chiedeva al cameriere dove fosse la toilette e chi raccontava barzellette agli amici. Non erano lì per me e io li stavo disturbando, sebbene con la musica, la mia. E poi è accaduto l’inaspettato. Ho finito il mio pezzo e lentamente, tremando come una foglia, ho cominciato a girare tra di loro con il mio cappello di paglia. Non potete immaginare la gioia che ho sentito crescere dentro vedendo quella pioggia di monete e banconote cadere nel mezzo del mio copricapo. E non sto qui per parlare di soldi, credetemi sulla parola. In quell’istante io ho amato come non mai quella gente, poiché in quel modo è come si avessero detto che non davo fastidio, che suonare per loro non era stato spiacevole, che magari sarei potuto tornare, che non ero poi così male, come chitarrista. È stato bello e ricordo ancora come se fosse oggi il volto di ognuna di quelle persone, nonostante siano trascorsi quasi trent’anni. Ora non suono più, ho l’artrite deformante e mi fanno male le mani se provo a fletterle troppo velocemente. Come potrei quindi lanciarle libere sulla chitarra? La musica ha bisogno di velocità, perché le note non sono mai due volte nello stesso posto. Ho qui davanti a me i giornali che raccatto per coprirmi, a cui do una letta prima di affrontare la notte. Fortunatamente l’inverno è passato, l’ho attraversato quasi indenne e non ho bisogno di tanta carta, per coprirmi. A proposito di carta… Ho letto di questo Marco Carta, il cui concerto è stato sospeso perché c’era troppa gente, più delle 2200 previste. Non ci potevo credere. L’articolo dice che nel posto non c’entravano tutti e che il cantante non ha potuto esibirsi. La forza mia, dice. Ma quale forza? Dov’è il brivido? Marco, ma come si fa? Quella gente non era lì per te ma il contrario. Dovevi uscire fuori dal palazzetto, chitarra alla mano e suonare comunque almeno una canzone per loro, soprattutto per quelli che non erano riusciti ad entrare. Se sai suonare, ovviamente… Io sono nato a Roma, vivo a Roma ma tifo per il Milan. Il motivo è semplice. Mia madre era milanese. Non l’ho mai conosciuta e le poche foto che ho di lei la ritraggono sempre nella città lombarda. Ho letto anch’io quindi che Berlusconi ha detto che se il Milan non ha vinto quest’anno è colpa di Ancelotti. Nessuno l’ha difeso come meritava, nemmeno Galliani. Non è giusto, non è affatto giusto. Quando una nave non arriva a destinazione in tempo, o al peggio affonda, la colpa è di tutti, dal capitano all’ultimo mozzo. È una questione d’onore, è una questione di stile, è una questione di onestà. È troppo comodo dare sempre la colpa a qualcun altro, per le proprie azioni. È come dire che mia moglie Veronica, la madre dei miei figli, mi lascia perché ha letto un giornale di sinistra… Ma le brutte notizie non erano finite. Quelli della Ferrari hanno detto che se Mosley non scende a patti con loro potrebbero dire addio alla formula uno. Io non so guidare nemmeno un’utilitaria, figuriamoci la nuova 599. Per me le macchine sono un sogno e la ferrari è quello più grande. Non toglietemi anche questo… Ecco, per questa ragione cerco sempre di non leggere i giornali prima di addormentarmi. Brutte notizie, trovo solo brutte notizie. Ora basta parlare, è ora di dormire. Con i giornali è meglio che mi copro, leggerli non mi fa bene. Forse dovrei scriverci io. Ho così tante cose da raccontare… PS: Ah, perché mi chiamano Bugia? Perché non c’è nulla di vero in quello che ho appena scritto… Le Notizie: Marco Carta: Troppa gente al concerto e i vigili lo bloccano Quando il successo arriva improvviso e fulminante è sempre di difficile gestione. Non soltanto per la nuova «star» che si trova a sostenerlo sulle proprie incerte spalle. Ma anche per gli addetti ai lavori che, al contrario, dovrebbero avere più fiuto e una vista lunga. Per non incorrere in spiacevoli incidenti come quello occorso l’altra sera ai tanti fan di Marco Carta, nuovo idolo del pop nostrano, fresco vincitore di Sanremo e della trasmissione televisiva «Amici». Il concerto in programma lunedì sera all’Atlantico (ex Palacisalfa) è stato infatti sospeso dopo che il giovane interprete aveva concluso di proporre il primo medley di canzoni. Il motivo della sospensione, decisa dai vigili del fuoco presenti, è che il locale conteneva troppe persone. Ben più delle 2.200 previste… La Ferrari: «Addio F1 se Mosley non tratta I tifosi capiranno...» In mezzo a questo festival di sgarbi politici e minacce e riunioni c’è una sola certezza: il punto di non ritorno è stato raggiunto. La Ferrari è pronta al gesto estremo: lasciare la F1. Per gli scettici convinti che si tratti del solito, periodico, gioco delle parti, una sola notazione: prima erano parole, stavolta è stato tutto messo nero su bianco. Gli uomini della Rossa, presidente Montezemolo in testa, si sono persino scusati con i fan, confidando che i tanti tifosi nel mondo comprendano «come questa dolorosa scelta sia coerente con il comportamento che la scuderia ha sempre tenuto nel difendere i valori sportivi e tecnici». La gravità del momento è dimostrata dall’intervento del presidente del Coni, Gianni Petrucci: «A nome dello sport italiano rivolgo un appello affinché prevalga il buon senso... siamo a fianco della Ferrari e dei suoi dirigenti in questa vicenda condizionata da scelte irrazionali e contraddittorie...». E l’irrazionale e contraddittorio è lui, mister Max Mosley, capo della Fia, il governo mondiale dell’auto… Berlusconi scarica Ancelotti: è stata tutta colpa sua E sempre su questioni scottanti, allontanamenti in vista che si stanno per verificare. Stavolta niente Bulgaria né Santoro: c'è l'Egitto, la meravigliosa Sharm el Sheik, e allora il presidente Belusconi parla di calcio, più nello specifico di Milan. Del suo Milan, presente e futuro. Quello che ormai, è quasi certo, non prevede Ancelotti in panchina. Già più che tentato in prima persona dal Chelsea di Abramovich, che sentite le ultime, reiterate smentite ha mandato degli emissari a Milano per tastare il polso della situazione, adesso viene in pratica scaricato dal premier, che l'ha additato come responsabile unico per lo scudetto perso, in quanto «con gli uomini che ha il Milan – ha sottolineato Berlusconi -, noi potevamo tranquillamente tenere testa all'Inter». E invece niente. Galliani cerca in tutti i modi di smorzare la forza della dichiarazione… Sulla rubrica Storie e Notizie: storie, frutto della mia fantasia, ispiratemi da notizie dei media.