Loving contro Virginia a Trieste



Stasera sarò a Trieste per raccontare la storia di Mildred Jeter e Richard Loving.

Dal prologo al testo:

Era il 1950. In quell’anno nasceva il movimento nazionale ugandese.
Mildred Jeter aveva undici anni e Richard Loving diciassette.
Finalmente era giunto il 1950. Finalmente l’India diventava una repubblica.
Mildred si lasciava cullare dall’altalena, sul prato davanti casa. Richard si accontentava di farlo con i suoi occhi.
1950…
A gennaio, il senatore McCarthy denunciò la presenza di 250 comunisti nel Dipartimento di Stato, dando il via alla repressione della peggiore minaccia della storia americana, prima del terrore di matrice islamica: il terrore rosso.
Con tutta la forza che aveva in corpo, il giovane Richard riuscì a smettere, anche solo per un istante, di fissare gli occhi di quella che era, dopo tutto, poco più che una bambina. Fu in quell’attimo che il ragazzino perse ogni cognizione del tempo. Quella pelle, che avvolgeva con eleganza le guance di Mildred, rendendole tenere al solo sguardo. Quella pelle, di cui le mani della ragazzina erano intessute rendendole soffici al solo pensiero. Quella pelle, che correva tra ginocchia e caviglie, rendendole leggere come un sogno innocente. Solo quella pelle marrone scuro reggeva il confronto con gli occhi…
Era il 1950 e Cenerentola di Disney iniziò il proprio eterno viaggio sugli schermi di tutto il mondo.
Richard voleva parlare, voleva maledettamente dire qualcosa. Mildred l’aveva guardato e aveva sorriso, sebbene per una frazione di secondo. Doveva far sentire la sua voce. Doveva dimostrarle che era degno di essere lì, in quel momento, a condividere con lei quel brandello di verde e quel tempo prezioso.
Che anno, il 1950. E come ogni anno importante che si rispetti, non poteva certamente non avere a battesimo la sua grande guerra. La sua fu quella di Corea.
Mildred stava aspettando. Aveva solo undici anni, ma aveva già capito tutto, come spesso accade. Stava sorridendo, dentro. Stava aspettando, si dondolava e stava aspettando.
Il 1950 fu anche l’anno di Florence Chadwick. Che donna, ragazzi. A 32 anni si tuffò nella Manica e salutò la Francia: “A presto, Parigi. Au revoir, Bordeaux. Good bye, Marsiglia. Tra 13 ore e 23 minuti esatti sarò in Inghilterra. E’ una promessa.”
Richard trovò finalmente la posizione giusta per le proprie mani, sudate e scivolose come le classiche saponette. Perché non ci aveva pensato prima? Tenerle l’una stretta nell’altra. Forse era troppo semplice. Troppo.
Nel 1950 le seguenti parole vennero scritte da un celebre uomo di penna: “Perdono tutti e a tutti chiedo perdono…” Quell’uomo era Cesare Pavese e lasciare quest’annotazione fu una delle sue ultime azioni prima di togliersi la vita.
Mildred levò gli occhi di cui sopra su Richard e prese ad osservarlo con incredibile calma. L’ora era giunta. Il tempo della loro vita era lì, in mezzo a loro. Lo aveva sempre saputo. Non chiedetemi come. Sono cose che vanno così e che non vanno spiegate, pena l’espulsione dalla sala da due buttafuori violenti e pure sodomiti.
Quante cose, in quel 1950, tuttavia, non me ne vogliano gli storici, il fatto dei fatti, l’evento per eccellenza fu uno solo: il 2 ottobre Charles Schultz donò vita all’unico ed inimitabile Charlie Brown.
Richard sapeva che non v’era più alcuna possibilità di tornare indietro. Se lo avesse fatto non avrebbe più trovato il coraggio di guardarsi allo specchio, di dormire sonni tranquilli, ma che dico, di mangiare, respirare, di vivere. Nonostante la schiarì rumorosamente, sforzandosi di reggere lo sguardo di Mildred, disse con la voce roca: “Sei brava…” Giù a riprendere fiato e di seguito: “Sei brava sull’altalena…”
Fu nel 1950 che venne firmata a Roma la Convenzione Europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, la quale istituì la Carta Europea dei diritti dell’uomo. Un evento di memorabile importanza, soprattutto oggi. Non quanto la creazione di Charlie Brown, ma quasi.
Il tutto si svolse velocemente, eppure, Richard non smise mai di rivedere al rallentatore, nella sua memoria, quella meravigliosa scena, cosa che fece per tutta la sua vita. Mildred scese dall’altalena, tuttavia, non aveva interrotto affatto il suo volteggiare nella fantasia del ragazzo. Quindi si diresse alla porta di casa. Fu un gesto rapido, quello che seguì, quasi trascurabile ad un occhio distratto, colpevolmente distratto. La ragazzina di appena undici anni si voltò e sorrise come una donna, come solo una donna avrebbe potuto fare.
Una donna che aveva fatto la sua scelta più importante…

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