Berlusconi, PdL è nato per amalgamare centro destra: ecco la ricetta

 

Storie e Notizie N. 219

Il PdL è nato per amalgamare tutte le tradizioni politiche del centrodestra e per battere la vecchia partitocrazia.
Parole di Silvio Berlusconi, presenti nella nota a margine dell’incontro da lui avuto ieri con i fedeli forzaitalioti del Popolo delle Libertà (non) vigilate.
Adesso, mettendo da parte le ormai scontate critiche all’operato del premier, c’è da dire che questa dell’amalgama non è stata un’operazione da poco.
Certo, fare un amalgama delle tradizioni del centro sinistra è molto più difficile.
E’ come cercare di mettere insieme il pollo con la marmellata di ciliegie, Prodi e Veltroni lo sanno bene.
D’altronde, qualcuno potrebbe far notare loro: ma perché cazzo vi incaponite con la marmellata? Accontentatevi del pollo, no?! Ah… voi siete quelli della marmellata?
Ecco, è questo il problema: non si capisce chi è il pollo e chi la marmellata, da quella parte.
Il che vorrebbe dire che l’amalgama funziona.
Invece, sul più bello, salta fuori, che so, la salsa Mastella o l’olio Bertinotti e tutto va a puttane.
Anzi, a trans, per essere attuali.
Al contrario, nel lato destro del tavolo la cosa regge da circa quindici anni, nonostante i fagioli Fini, i cosiddetti finiani, si siano stufati di far la parte del contorno.
Che poi, possono strillare quanto vogliono: se nel menu sei contorno, contorno rimani.
Comunque va riconosciuto a Berlusconi l’aver avuto un’idea potente.
Una ricetta vincente senza ombra di dubbio, capace di unire destrorsi, centrini e soprattutto legaioli in un’unica portata.
Qual è quest’idea?

La Storia:

In un possibile ed inquietante futuro prossimo:

Siamo in una scuola come tante dell’impero italico.
Già, l’Italia non è più una repubblica democratica, bensì un impero con un sovrano onnipotente.
Inutile dire chi sia.
Ha sconfitto il cancro e poi la morte e anche le emorroidi.
La popolazione si è abituata senza troppa difficoltà al cambiamento.
Come se non fosse cambiato nulla, pensate un po’.
Dicevo, la scena si svolge in una scuola come tante e mai come oggi quel come è adatto.
Difatti, tutte le scuole sono uguali e quando dico tutte, intendo tutte in senso universale.
Non esistono più quelle inutili classificazioni in elementari, medie inferiori e superiori, primo grado e secondo grado, università e specializzazioni varie, lauree lunghe, brevi e circoncise.
Tutto è stato tagliato.
Ora esiste la scuola unica.
Nella scuola unica c’è un solo insegnante, anzi, il Maestro.
Questi è una figura essenziale nella formazione dei sudditi.
Si tratta di una sorta di amalgama – parola magica in questa storia – di varie identità.
Per dirla in parole povere, il Maestro è una specie di prete educatore onnisciente dotato di una libertà sessuale assoluta su studenti e non.
Sarà forse per questo che i genitori accompagnano con notevole riluttanza i ragazzi a scuola.
Un giorno, la figlia di uno dei pochi psicotici con sinistri deliri, alza la mano durante la lezione.
Il Maestro, alquanto sorpreso, gli da la parola.
Di norma, i Maestri non possono essere interrotti.
Loro parlano e gli alunni imparano, la scuola unica funziona così.
Incredibile a dirsi, la strafottente giovane fa una domanda.
Le domande nella scuola unica sono temute come un brufolo sul naso di una top model di punta prima di una sfilata importante.
Il quesito è il seguente: “Maestro, come ha fatto il padre della patria, l’imperatore Silvio, ad amalgamare le tradizioni del centro destra?”
Il professore sta per lanciare uno scontato anatema sulla ribelle, tuttavia, esita.
Rispondere a quella domanda può essere un’occasione per ribadire la grandezza del sovrano.
Posticipando di pochi minuti il castigo della sovversiva, così ribatte: “Prima di darti la giusta punizione per la tua insolenza, ti dico che la tua domanda è mal posta.”
“In che senso?” fa la giovane davanti a tutta la classe mai così attenta.
“Vedi, il divino non ha mai pensato di fare un amalgama delle tradizioni. Le tradizioni non si possono amalgamare.”
“Le ideologie?”
“Nemmeno.”
“I principi?”
“Neanche.”
“Ma allora, il sommo cos’è che ha amalgamato per dar vita al PdL?”
“I culi e le poltrone.”
Un oh generale si leva nell’aula.
“Cos’è quella faccia?” fa il Maestro rendendosi conto anche lui di essere stato forse un po’ troppo diretto. “Il PdL è nato e andato avanti così: un culo, una poltrona. Altrimenti, come pensate potevano stare nello stesso partito i secessionisti e i fascisti?”
In quel momento si sente una squillante e alterata voce microfonata: “Il Maestro è desiderato in presidenza.”
Poverino.
Ha dimenticato che le risposte esatte sono temute ancora più delle domande sbagliate…



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