Primarie milano Pd, Pisapia vince: la storia del leader



Storie e Notizie N. 278

Contro ogni pronostico, o quasi, le primarie del Partito Democratico per scegliere il candidato che sfiderà Letizia Moratti alle prossime elezioni comunali a Milano hanno decretato vincitore Giuliano Pisapia, già deputato nelle file di Rifondazione Comunista e attualmente vicino a Nichi Vendola.
Lo sconfitto numero uno è sicuramente l’uomo su cui il PD aveva puntato, ovvero Stefano Boeri, superato da Pisapia con ben cinque punti percentuali.
Tale inaspettato esito sta già vedendo alcuni scossoni nel partito di Bersani.
Di Bersani…
Ma è veramente di Bersani, il PD?
In altre parole, Bersani è il leader del PD?
Più precisamente: Bersani è un leader?
Se il PD avesse permesso a Beppe Grillo di concorrere alle primarie nazionali, Bersani sarebbe ancora al suo posto?
E secondo voi, se o quando gli elettori di centro sinistra verranno chiamati ad un’altra consultazione per decidere il candidato premier, chi sceglieranno tra Bersani, Vendola e probabilmente Di Pietro?
A mio modesto parere, se fossi in Bersani, in caso tenessi particolarmente a rimanere segretario del partito, farei di tutto per evitarle queste ultime votazioni…
D’altra parte, i tre tenori, Fini, Casini e Rutelli non hanno un problema tanto diverso.
Credo sia evidente che nessuno di loro farà un passo indietro lasciando ad uno degli altri lo scettro del terzo polo.
Ragion per cui, un giorno sì e l’altro pure c’è il toto leader e sfilano vari nomi esterni, tra cui quelli di Draghi e Montezemolo.
Questo è un problema molto serio, che dura da tempo.
Da almeno quindici anni, per essere chiari, più o meno da quando è sceso in campo lui.
Amato od odiato, Silvio Berlusconi è un leader.
Per sconfiggere un leader è sufficiente averne uno più forte del precedente.

La Storia:

C’era una volta un leader.
Il leader era a capo di un paese.
Il paese aveva sentito di tutto sul suo conto.
Azioni e comportamenti deprecabili per qualsiasi cittadino.
Figuriamoci il capo del paese.
Eppure, a parte temporanee parentesi, il leader era sempre riuscito a spostare la maggioranza della popolazione dalla sua parte.
Be’… siamo onesti, almeno qui: la maggioranza della popolazione che aveva alzato il culo dal divano per andare ad esprimere la propria preferenza.
Il leader del paese, forte di tutto ciò, si sentiva ogni giorno più libero di essere se stesso.
Cosicché dimostrò a tutti il peggio di quel che fosse capace.
Non si fece mancare nulla.
Non si fermò davanti a niente.
E non si fece mai alcuno scrupolo nel soddisfare un proprio desiderio, anche a scapito di quello stesso paese di cui era leader.
Trascorsero quindici anni e nel frattempo il numero degli avversari di quest’ultimo era cresciuto a dismisura.
Fino a quel momento avevano provato di tutto.
Avevano speso ogni energia per demolire l’immagine del capo nemico agli occhi dei suoi sostenitori.
Avevano tirato in campo gli eroi mediatici maggiormente adorati per convincere il popolo ad abbandonare il vecchio leader e soprattutto smuovere i più pigri da quel divano di cui sopra.
Avevano anche compreso che se non hai una persona capace di comunicare con il popolo con la giusta autorevolezza, l’altro vince perfino sparando balle.
In altre parole, un vero leader.
Tuttavia, un paio di domande rimasero senza risposta: quale garanzia avrà il popolo che quest’ultimo, una volta a capo del paese, non si macchierà delle stesse colpe?
Ovvero, è sufficiente avere un leader più forte del precedente per avere un paese migliore?



Storie e Notizie: storie, frutto della mia fantasia, ispiratemi da notizie dei media.