Referendum Fiat Mirafiori: operai o schiavi?



Storie e Notizie N. 308

Secondo il mio modesto punto di vista, la discussione intorno al referendum votato tra oggi e domani dai lavoratori di Mirafiori sull’accordo tra lo stabilimento e i suoi dipendenti ci restituisce un’ulteriore istantanea della farsa che normalmente chiamiamo dibattito politico.
Già, il dibattito politico, ovvero quel susseguirsi di perle di saggezza da parte degli illustri statisti che sfilano innanzi ai microfoni dei tg nazionali.
La cosa più ridicola e, a questo punto, anche oltremodo irritante, è che nel nostro paese si parla ancora di destra e sinistra, nel momento in cui entrino in gioco i due più grandi schieramenti, ovvero PdL e PD.
Mi spiego meglio.
Malgrado non così facilmente, ho trovato in rete il testo dell’accordo in questione.
L'intesa promette tra le altre cose investimenti, maggiore produzione, più soldi in busta paga a fronte di aumento di ore lavorative (da 10 turni settimanali a 17), meno 10’ minuti per la pausa, assenza di riconoscimento malattia per il primo giorno e soprattutto – la trovata che mi colpisce maggiormente - gli unici sindacati ufficialmente ammessi in azienda saranno quelli firmatari dell’accordo, i quali avranno diritto a una rappresentanza sindacale da essi nominata.
Leggendo le ragioni del sì e del no, le quali vedono alcuni sindacati (tra cui Cisl, Uil, Ugl,) per l’approvazione e in particolare la Fiom e i Cobas sulla sponda opposta, non credo ci voglia un genio per comprendere da che parte dovrebbero schierarsi una persona di destra e una di sinistra...


La Storia:

C’era una volta una fabbrica.
Il padrone della fabbrica era un padrone come tanti.
Si sa come sono i padroni.
Vogliono essere obbediti.
Se poi sono i padroni di una fabbrica, vogliono essere obbediti dagli operai.
Soprattutto desiderano arricchirsi grazie alla fabbrica.
La fabbrica rende ricco il padrone se vende tanti dei suoi prodotti.
E la fabbrica, per vendere tanti prodotti, ne deve produrre altrettanti.
Il che comporta commisurato aumento di lavoro per gli operai.
Gli operai vogliono lavorare nella fabbrica.
Ma non è perché gli piace.
E nemmeno per diventare ricchi.
Magari potessero.
Desiderano lavorare nella fabbrica perché hanno bisogno di denaro per mantenere se stessi e le proprie famiglie.
Senza ipocrisie e facili moralismi, è comprensibile che il mero interesse primario ed assoluto del padrone e quello degli operai non possono e non potranno mai coincidere del tutto.
Esempio banale: se gli operai lavorano il triplo e con un terzo dei diritti, la produzione aumenta, auspicabilmente si vendono più prodotti – sebbene questo sia ancora tutto da dimostrare… - e il padrone vede soddisfarsi il proprio interesse primario ed assoluto, ovvero arricchirsi.
E l’operaio?
Nonostante quel che il padrone possa pensare, l’interesse primario dell’operaio non è solo lavorare nella fabbrica e guadagnare così i soldi necessari alla sua famiglia.
E’ soprattutto passare del tempo con quest’ultima, fare all’amore e uscire con la propria compagna o compagno, giocare con i propri figli, ascoltarli quando hanno un problema, stare vicino a parenti ed amici e tante altre cose.
In altre parole, avere una vita minimamente serena.
Ecco perché gli operai hanno bisogno di qualcuno che sostenga le loro ragioni, che difenda i loro diritti e che sia irremovibile innanzi ad ogni tentativo di privarli della vita per la quale stanno lavorando.
Altrimenti, operaio come definizione non va più bene…



Storie e Notizie: storie, frutto della mia fantasia, ispiratemi da notizie dei media.