Vescovo Mattiazzo Larussa e Matteo Miotto: eroi e ignoranti
Storie e Notizie N. 315
“Non credo che il vescovo si offenderà se dico che è un ignorante. Nel senso che ignora quel che accade laggiù”.
Così ha replicato il ministro Ignazio Larussa al vescovo di Padova, monsignor Mattiazzo, che a sua volta aveva dichiarato: “Certo sono dispiaciuto che questo giovane sia morto. Ma andiamo piano però con l'esaltazione retorica, non facciamone degli eroi. Quelle non sono missioni di pace”.
Il giovane in questione è Matteo Miotto, l’alpino recentemente scomparso in Afghanistan.
Non ho intenzione di entrare nella diatriba su cosa sia un eroe o meno.
Dal canto mio, rimango fedele al celebre motto di Brecht: Felice il paese che non ha bisogno di eroi.
E si sa quanto il nostro paese ha bisogno di felicità.
Ciò sui cui vorrei soffermarmi sono le parole del ministro della difesa.
Larussa da dell’ignorante al vescovo nel senso che ignora quel che accade laggiù.
Laggiù…
Per laggiù intende Afghanistan?
E quando si riferisce a quel che accade, sta parlando dell'attuale guerra in Afghanistan?
Se è così, ciò implica che lui ha perfettamente chiaro cosa accade laggiù…
La Storia:
C’era una volta Ignazio.
Egli aveva perfettamente chiaro cosa accadeva laggiù.
Ignazio ovviamente sapeva che la Guerra in Afghanistan iniziò il 7 ottobre del 2001 per decisione del governo statunitense guidato da George W. Bush, come risposta all’attentato dell’11 settembre dello stesso anno.
Naturalmente Ignazio era consapevole che, come dichiarò lo stesso Bush, l’obiettivo della missione era sconfiggere Al-Qaida e soprattutto catturare Osama Bin Laden, ritenuto primo responsabile della strage delle torri gemelle.
Obiettivo mai raggiunto, perché falso, come Ignazio rammentava.
Poiché Ignazio era a conoscenza anche del fatto che l’allora Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non autorizzò l’invasione da parte dell’esercito americano insieme a quello britannico, in quanto stabilisce che tutti i paesi membri hanno l’obbligo di risolvere le proprie controversie pacificamente e che l’uso militare è consentito unicamente per legittima difesa.
Ignazio ricordava quindi con precisione che l’Italia si unì alla missione Isaf, di supporto al governo Afgano, solo dopo il 20 dicembre del 2001, data della prima risoluzione ufficiale da parte delle Nazioni Unite.
Quindi, senza che Ignazio fosse un genio, poteva benissimo comprendere che, malgrado il proprio paese fosse intervenuto a sostegno del governo locale, lo aveva fatto all’interno di un’invasione di uno stato sovrano non autorizzata dalle Nazioni Unite.
Ovvero, un atto di guerra.
Alcuni studi affermano che a causa di quest’ultimo sono morti in Afghanistan circa 35.000 civili, la maggior parte donne e bambini, numero che Ignazio conosceva a memoria.
Se poi Ignazio sarebbe stato, che so, il ministro della difesa italiano, avrebbe avuto l’obbligo di non ignorare tutto ciò.
Altrimenti, sarebbe stato troppo poco definirlo ignorante nel senso che ignora...
La Notizia: Il vescovo Mattiazzo sulla morte di Matteo Miotto: quel soldato morto in Afghanistan non è un eroe.
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