Criminalità in Italia e povertà in aumento: ecco la relazione
Il criminologo olandese, Willem Adriaan Bonger, credeva in un nesso di causalità tra il crimine e le condizioni economiche e sociali:
Storie e Notizie N. 503
La criminalità è di origine sociale e una normale risposta alle prevalenti condizioni culturali. Con il progresso tecnologico e il surplus di beni per una parte della società è aumentato l’egoismo. Con il susseguente diffondersi del capitalismo, sono emerse forze basate sulla concorrenza e la ricchezza, determinando una distribuzione ineguale delle risorse, nonché l'avarizia e l'individualismo.
Laddove si affermano interessi personali e impulsi egoistici, la criminalità emerge. Alcuni commettono reato per necessità o per un senso di ingiustizia. Quindi, coloro che esercitano il potere del controllo e di imporre pene, tendono ad equiparare il concetto di reato con quello di danno o minaccia agli interessi patrimoniali e commerciali dei ricchi. Sebbene l’azione possa essere identica, al furto da parte dei poveri sarà data maggiore enfasi di quello da parte dei ricchi.
Questo avrà due conseguenze: aumenterà la pressione per la sopravvivenza in una società disuguale e altrettanto crescerà il senso di alienazione tra i poveri.
Il crimine per le strade è il risultato delle condizioni miserabili in cui i lavoratori vivono in concorrenza tra loro.
Ovviamente, la povertà non può essere la sola causa del crimine, ma piuttosto associata all'individualismo, il materialismo, i falsi bisogni, il razzismo e la lotta per il potere fra teppisti di strada.
Da “Criminality and economic conditions” Willem Adriaan Bonger, 1969
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