L’incurabile speranza delle persone normali

Un amico ha condiviso con me le seguenti parole e mi ha donato l'onore di pubblicarle.

Sono questi i momenti che penso che valga la pena essere qui, ogni giorno, a scrivere su questo blog.

Chiedere continuamente ad un malato incurabile come stai o come va ha senso? Io credo di no. Come chiedere ad un condannato a morte cosa ne pensa della pena capitale; o chiedere a un detenuto se si trova bene in carcere; o a un immigrato se ha fatto una bella traversata… E condividere sulle bacheche di Facebook quei post zuccherosi , finti e anche un po' stupidi, non serve a niente. Come non serve postare tutti i link di cure miracolose, diete imbecilli, erbe straordinarie, presunte scoperte pseudoscientifiche... E non serve nemmeno fare battute idiote o umorismo d'accatto come quanti si sentono in obbligo di essere simpatici per forza: stupidi come quelli che ad un depresso tendente al suicidio consiglierebbero di uscire, distrarsi e divertirsi e distribuirebbero pacche sulle spalle. Credetemi, non serve. Cosa può servire invece? Comunicare, parlare e discutere di progetti, idee, di futuro, per escludere dalle parole ogni riferimento al presente, al dolore, allo sconforto... Niente facce e frasi di circostanza, niente compassione, ma distribuire tanta quotidianità, tanto sapore di vita comune e normale...
Trattateci come persone normali: niente smancerie e niente infantilismi.
Per favore.
 



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