Storie di fantascienza: la storia della paura

Storie e Notizie N. 1042

Pare che alla Nasa si stiano scervellando, poiché sembra che raffrontando due fotografie realizzate dalla sonda Opportunity, a distanza di 12 giorni, sia comparsa una misteriosa roccia.
Una nuova roccia, sulle cui origini molteplici ipotesi, più o meno scientifiche, si stanno diffondendo.
Ecco la mia. Tra le meno supportate, ovviamente…

“Papà, scusami”, fa il piccolo.
“Scusami, scusami, si fa presto a dire scusami”, si lamenta il padre. “Tu non li conosci, quelli là…”
“Ma papà, tutto per un sasso?”
“Un sasso? Un sasso?! Quante volte ti ho detto di non lasciare cose in giro? Ci sono le sonde, per Giove.”
“Parolaccia, papà, hai detto la parolaccia!”
“Sei tu che me le tiri fuori. Ma lo sai che cosa rischiamo, qua?”
“Lo so, papà, lo so. Lo ripeti tutti i giorni.”
“Ripetilo tu, vediamo se te lo ricordi.”
“Che quelli là vengono qui, che non rispettano niente e nessuno, che sporcano e rovinano tutto, che sono incivili e ignoranti, che si approfitteranno delle nostre femmine e che ci ruberanno il lavoro.”
“E soprattutto?”
“E soprattutto che noi non siamo razzisti ma dobbiamo prima pensare alla nostra specie.”
“Esatto. E tu cosa fai? Ti dimentichi una pietra…”
“Papà, ho capito, ti ho chiesto scusa. Però... capirai, rimettere ogni volta tutto in ordine esattamente com’era prima del ritorno di queste sonde non è mica facile. Può capitare di scordarsi qualcosa…”
“Qualcosa?! E tu una roccia me la chiami qualcosa? Quelli si attaccano a tutto. Ma hai capito o no a cosa andiamo incontro, porco Saturno?”
“Altra parolaccia, papà…”
“Sei tu che me le strappi dalla bocca, non è colpa mia.”
“E se ti sbagliassi?”
“In che senso?”
“E se ti sbagliassi su quelli là?”
“Spiegati meglio.”
“Dico, e se ti sbagliassi e quelli là non fossero come dici. Se invece risultassero creature ammodo?”
“Chi ti ha messo queste idee in testa? Tua madre?”
“No, facevo così per dire, ipotizzavo…”
“Ipotizzavi? Ma come parli? Questa viene sicuro da tua madre. Colpa di quelle cose che tiene in mano la sera prima di dormire.”
“Si chiamano libri, papà.”
“Non fare il maestrino con me.”
“Scusami, ma…”
“Ma cosa?”
“Ma tu come fai ad essere così sicuro che quelli là siano come li descrivi?”
“Lo so, basta guardarsi in giro. Che ne vuoi sapere te? Questa è roba da adulti.”
“Papà?”
“Dimmi.”
“Ne hai mai incontrato uno?”
“Di che?”
“Uno di quelli là.”
“No.”
“Ora capisco.”
“Che cosa capisci?”
“Niente, niente.”
“Non fare più il saputello con me e metti a posto la roccia dove l’hai presa.”
“Certo, papà, farò come vuoi.”
Però tu rilassati, pensa il piccolo. Non agitarti più, va tutto bene. Anche questa passerà. E anch’essa si dissolverà nell’invisibile polvere dello spazio come tutte le altre maledettamente inutili paure.


 


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