Storia sui diritti umani: storia dei trascurabili aneddoti

Storie e Notizie N. 1094


Il caso in prima pagina è in Australia.
Come si può leggere oggi in rete, N.M.W. ha chiesto e ottenuto dall’Alta corte ciò che l’anagrafe aveva negato.
Il diritto a non avere alcun riferimento al proprio genere sessuale sui documenti.
Il nostro era nato maschio, in seguito aveva subito un’operazione diventando di fatto femmina, sino a giungere alla recente conquista.
Neutro.
Da cui la storia dei trascurabili aneddoti.

C’era una volta un uomo.
Anzi, no.
Una donna.
O forse mi sbaglio?
Va be’, tanto non è fondamentale nel racconto.
Vado avanti, allora.
C’era una volta qualcuno.
C’era…
Se dico c’era, sebbene sia da manuale, potrebbe implicare che quel qualcuno ora non ci sia più.
E che ne so? Come faccio a dirlo? Non ho ancora idea di come vada a finire il tutto.
No, perché se lo sapessi, che gusto ci sarebbe a raccontare?
Quindi, da capo.
C’è una volta qualcuno.
Una volta?
Perché porsi limiti già nell’incipit?
Non è saggio, anzi, non è lungimirante.
Potrei precludermi la strada migliore, quella che guiderebbe la narrazione verso mete quanto mai ambite per chi brami di storieggiare con successo.
Leggi come le pagine che restano.
Okay, si riparte.
C’è qualcuno.
Qualcuno andava da qualche parte.
Che ho detto prima?
Niente limiti, soprattutto all’inizio.
C’è qualcuno che andava ovunque.
E tutto a un tratto incontrò lei
Ops, ci sono caduto di nuovo.
Che volete farci, per il sottoscritto è l’imbattermi in una lei che scuote il narrato.
Ma cosa conto io, qui?
Nulla, non è la mia storia, cappero.
Non devo compiere quest’errore, peggio, peccato.
Piuttosto diffuso, peraltro.
Quello di convincersi che tutto quel che accade faccia da contorno a noi altri.
Rimedio subito.
C’è qualcuno che andava ovunque.
E tutto a un tratto incontrò qualcuno.
Oh, adesso sì che funziona perfettamente.
Perché tutti possono essere protagonisti.
E perché nessuno dovrebbe essere escluso.
Dalla storia…

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