Il terrorismo spiegato ai ragazzi

Storie e Notizie N. 1177 

Spiegato col dizionario Garzanti: metodo di lotta di gruppi e movimenti politici che, negando o

vedendosi negata la possibilità di conseguire i loro fini con mezzi legali, cercano di rovesciare l’assetto politico-sociale esistente con atti di violenza organizzata (attentati, omicidi, sabotaggi ecc.).
Oppure, narrato con una storia…

C’era una volta un pianeta.
Un pianeta piccolo, niente di eccezionale.
Ma c’era tutto.
Acqua, cibo, animali, natura, insomma.
Ahi lui, intendo il pianeta, era abitato anche da quattro esseri umani.
Senza specificare tra uomo o donna, grande o piccolo, bianco, nero, giallo o rosso.
Così nessuno si sente escluso.
E, soprattutto, accusato.
Non vi dirò neppure il nome, per lo stesso motivo.
Per distinguerli, li chiamerò Uno, Due, Tre e Quattro.
Per tacito accordo, questi ultimi si erano suddivisi il pianeta in parti uguali.
Su ogni lato c’era tutto del tutto di cui sopra e ciascuno dei nostri viveva in pace e letizia.
Ecco, guardateli ora, in questo preciso momento, vorrei che ve li ricordiate così, perché su questo pianeta si faceva presto a dimenticare.
Come la RAM, memoria volatile del computer, che ogni volta che spegni, tutto ricomincia da zero.
Solo che la memoria umana non è come quella del pc, non puoi spegnerla.
Questo puoi farlo solo con il cervello.
Tornando ai nostri, la pacchia durò poco, perché un bel giorno – si fa per dire – Uno si svegliò al mattino con dubbi che cambiarono per sempre la storia.
“Perché dovrei accontentarmi solo di un quarto del pianeta? Sono il più intelligente, sarebbe giusto che io avessi almeno la metà.”
Nello stesso tempo, anche Due aprì gli occhi con la medesima impellente domanda: “Perché ho solo un quarto del pianeta? Sono il più forte, sarebbe giusto che io avessi come minimo due volte tanto.”
Contemporaneamente, mentre faceva colazione, Tre esclamò a voce alta: “Perché mi ritrovo solo un quarto del pianeta? Sono il più bello, sarebbe giusto che mi dessero il doppio.”
Sarebbe giusto.
Che volete farci, la giustizia è come una torta: ognuno se ne prende una fetta, finché non ce n’è più per gli altri.
In poco tempo, i tre iniziarono a discutere, prima con pacatezza e poi con veemenza, arrivando a litigi furiosi.
Così, giunsero le prime minacce.
“Io sono il più intelligente”, strillò Uno, “e se non mi date quel che mi spetta userò la mia arguzia per ottenere il giusto.”
“Io sono il più forte”, replicò Due, “e se non mi date quel che mi spetta userò i miei muscoli per ottenere il giusto.”
“Io sono il più bello”, ribatté Tre ad entrambi, “e se non mi date quel che mi spetta userò il mio fascino per convincere qualcuno a darmi la sua parte.”
“Qualcuno chi?” osservò Uno con tono divertito. “Ormai ce l’hai detto e staremo in guardia.”
“Ben detto”, rimarcò Due.
Qualcuno chi?
In quel preciso istante i contendenti furono attraversati dallo stesso pensiero, che li portò a spostare lo sguardo su Quattro.
Costui si sentì osservato e guardandoli salutò bonariamente.
Lo stesso fecero i tre e ognuno tornò nella propria casa.
Il giorno seguente, Uno si recò da Quattro: “Caro, sono qui per difenderti da Due e Tre.”
“Perché?”
“Perché vogliono derubarti, ma non preoccuparti: userò la mia intelligenza per proteggerti. In cambio, mi darai metà della tua terra. Ti conviene, credo. Meglio metà che niente. Fidati di me, è la cosa più giusta.”
Quattro si fidò subito, senza discutere.
Il giorno seguente, fu Due a presentarsi da Quattro.
“Amico, sono qui per difenderti da Uno e Tre.”
“Da Tre, lo capisco, ma anche da Uno? Proprio ieri si è offerto di difendermi da te e l’altro…”
“E’ il più intelligente, ti ha raggirato. Comunque, non devi preoccuparti, ci sono io, che sono il più forte. Ti proteggerò. In cambio, voglio metà della tua terra, è la cosa più giusta.”
“Capisco, ma io ho già dato una metà a Uno e ora vivo nell’altra…”
“Non c’è problema: puoi restarci, basta che mi paghi l’affitto e siamo d’accordo. Ti conviene, meglio questo che niente, fidati.”
E Quattro si fidò, poco uso a dubitare delle cose.
Il terzo giorno, anche Tre si presentò.
“Caro, sono qui per difenderti da Uno e Due.”
“Sei sicuro? Perché entrambi mi stanno proteggendo da te…”
“Ma che scemenza? Ti stanno ingannando, probabilmente in questo momento stanno ridendo di te. Ad ogni modo, non preoccuparti, ci penso io. Sono il più bello e con il mio fascino li ammalierò, tenendoli a bada. In cambio, è sufficiente che tu mi dia metà della tua terra.”
“Ad avercela…”
“In che senso?”
“Vedi, metà della terra che avevo l’ho data a Uno mentre l’altra ora è di Due, io sono solo in affitto su quest’ultima.”
“Non c’è problema”, fece Tre, “tutto risolto. Tu mi dai quest’ultima parte, che poi con l’affitto di Due me la sbrigo io.”
“E io dove vado a vivere?”
“Semplice: puoi emigrare da me.”
“Emigrare?”
“Certo, vieni da me, c’è lavoro e prospettive per il futuro. Ti conviene, meglio immigrato che niente, fidati.”
Quattro si fidò.
Tuttavia, da quel giorno cominciò ad essere sempre più confuso.
Quindi nervoso.
Depresso, ma anche lunatico.
Passarono i mesi, gli anni, e Quattro divenne ancora più instabile.
Anche perché le cose peggiorarono addirittura.
Come se la storia passata fosse stata cancellata del tutto, l’atteggiamento degli altri divenne paradossale.
Uno esclamò di non gradire che Quattro entrasse nella sua terra, che quelli come lui non erano ben accetti perché non erano persone civili.
Due ripeté lo stesso concetto, aggiungendo che Quattro era troppo diverso da lui e che ognuno avrebbe dovuto restare a casa propria.
E Tre? Costui dichiarò che Quattro era nella sua terra solo per portare violenza e criminalità.
Quindi lo espulse.
Ma dove, visto che anche gli altri gli avevano proibito l’ingresso?
Così, ritrovatosi all’addiaccio, Quattro iniziò a scavare, in cerca di un posto dove stare.
E di calore.
Scavò.
Scavò.
E scavò.
Finché non raggiunse il cuore del pianeta.
Un cuore enorme e pulsante, composto interamente da fuoco vivo.
Quattro guardò le fiamme e sentì nella pancia ribollire una miscela cresciuta nel tempo, alimentata da una intera esistenza.
Rabbia e dolore, occhi intrisi di collera e lacrime, pugni serrati e unghie conficcate nei palmi delle mani.
Senza farsi più alcuna domanda si gettò nel cuore.
Di fuoco.
L’esplosione che seguì fu tremenda.
Facendo tremare il piccolo pianeta.
E per la prima volta il terrore invase la vita degli abitanti del mondo.
Di sopra.

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