Storie sugli alberi: Albero dei suicidi…

Storie e Notizie N. 1222

Pare che in India quattro ragazze di quindici anni, dopo aver lasciato un biglietto con il quale accusano il proprio allenatore di averle molestate, abbiano tentato di uccidersi.
Mangiando i frutti dell’albero dei suicidi...

C’era una volta l’albero dei suicidi
Dei suicidi? Chiese la giovane dal cuore sfrangiato e l’anima divelta.
Sì, l’albero dei suicidi…
Perfetto, è ciò che fa per me, disse lei.
Ovvero, mormorò con i rimasugli di fiato ancora in petto.
Dammi il frutto, aggiunse con tono altrettanto flebile, e mettiamo la parola fine al tutto.
Certo, come desideri, rispose l’albero.
Per averlo devi arrampicarti in cima perché i doni più letali li serbo in alto, sulle punte più impervie della chioma.
Perché?
Perché, sai, le narrazioni velenose sono le più leggere, le più rapide nel correre da ventre a ventre, e vanno di moda, quindi son merce a buon mercato.
Vanno poste lassù, nella vetrina nobile.
La giovane chiamò a raccolta l’ombra atrofizzata della vitale energia, sopravvissuta allo scempio della pavida fiera, e si accinse alla salita.
A metà strada si arrestò, con il respiro implorante compassione.
Manca ancora molto?
No, disse l’albero, ma nel frattempo puoi riposarti nell’incavo poco sopra il tuo capo.
La giovane levò quest’ultimo quanto l’esigua forza permise e vide il giaciglio promesso.
Il rifugio di robusto legno e amorevoli frasi foderato.
La giovane dormì.
E sognò.
Fu piacevole, indubbiamente piacevole.
Rammentare che il buio racconta anche storie differenti.
Dai soliti incubi.
Dopo un tempo indefinito sollevò le palpebre.
Si stiracchiò.
Ed emerse dall’inaspettata tana, per proseguire il viaggio.
L’ultimo.
Dopo un po’ vide i primi rami e foglie.
E man mano che assurgeva si ritrovò sempre più confusa tra questi ultimi.
Saliva, la fatica protestava, eppure era sempre più avvolta nei flutti vegetali.
Che lambivano le guance.
Rasentando capelli e frammenti di fronte da essi risparmiati.
Che il più delle volte sfioravano la cute scoperta.
Al massimo un tenero eppur significativo tocco.
Fu altresì gradevole.
Ricordare che l’incontro con le superfici vive talvolta mantiene la promessa.
Di lasciarti in vita.
E anche di più.
La giovane salì ancora e alla fine raggiunse la sospirata vetta.
E li vide.
I mortali medicamenti in polpa e buccia.
Posso? Chiese timorosa.
Prego, rispose l’albero.
La giovane prese il frutto e diede un solo piccolo morso.
Resta poco di me, pensò, basterà altrettanto per spegnermi.
Pochi istanti e la giovane sentì l’effetto del regalo conquistato.
La luce.
Per quanto sole si accenda, per quante stelle cadranno.
Per quanto amore ruberà, per quanto odio schiverai.
Per quanto buio pioverà sulle nudità indifese.
La tua luce aspetterà.
Di essere amata da te stessa.
Sono viva, sussurrò la giovane, non sono ancora morta.
Ma tu sei o non sei l’albero dei suicidi? Chiese perplessa.
Certo che lo sono, rispose lui, ma se vuoi davvero arrivare alla fine.
Tutta la storia devi ascoltare e dare tempo alle parole.
Così disse, l’albero dei suicidi
mancati.

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