La bimba senza nome è morta: di misteri e dignità
Storie e Notizie N. 1246
E’ sulle prime pagine nazionali e non il mistero della bambina rinvenuta già deceduta negli Stati Uniti che non è stata ancora identificata.
“E’ una bella bimba che merita dignità”, pare abbia dichiarato il procuratore della contea di Suffolk, Daniel Conley, diffondendo la foto della piccola trovata morta a quattro anni.
Perché senza nome…
C’erano una volta i senza nome.
Restringiamo, altrimenti non basterebbe un raccontino di una paginetta.
Limitiamoci ai bambini.
Che poi la cosa sarebbe altrettanto lunga.
Ma i protagonisti sono piccoli, ancora indenni alle vane complicanze umane e, magari, si accontenteranno di codesta stringata ma sentita ospitalità.
Sono tanti, basta alzare gli occhi.
Sulle foto strappa lacrime delle ONG in cerca di solidarietà.
E nei video impegnati delle star in vena di generosità.
Sono lì, davanti alle chiese e i negozi affollati, nel bel mezzo delle piazze che contano e lungo le passerelle tra un sedile e l’altro della vita metropolitana.
Molti sono dei ladri, borbottano taluni, di denaro e tenerezze fasulle.
Ma pur sempre anime vergini.
Ma pur sempre vittime.
Del mondo intero, aspetta a voltarti, nessuno si senta escluso.
I bambini senza nome.
Che magari ce l’avranno pure, ma chi può affermare di conoscerlo?
Sono ancora lì, dietro di noi, che siamo già sulla casella successiva del gran gioco.
Erano, quindi.
Erano i figli degli altri, rigorosamente tali.
Dei genitori che abbiamo ritenuto meno degni di rispetto e amore, sì, esageriamo.
Perché personaggi sbagliati nella storia errata e perché comprimari fastidiosi nella scena perfetta.
Dove tutto dev’esser chiaro.
Bianco e biondo.
Netto.
Vade retro frutto maledetto di padri e madri devianti dal racconto facile.
Ah, il racconto facile, quanto ci piace.
Le parole semplici, il bene da una parte e il male dall’altra.
E noi a guardare, sedati dall’illusione di esser solo spettatori.
Quindi salvi da ogni esito possibile.
Poi arriva qualcuno dal nulla e ci trascina dentro, anzi, non ha neppure bisogno di farlo.
Si limita a sussurrarci a pochi centimetri.
Io sono qui.
Accanto a te.
Quindi vuol dire che ci sei anche tu.
Qui.
I bambini senza nome.
Che non conoscono il nostro.
E non gli interessa.
Quando chiedono la nostra attenzione…
Leggi altre storie di bambini.
Guarda video sulla vita.
E’ sulle prime pagine nazionali e non il mistero della bambina rinvenuta già deceduta negli Stati Uniti che non è stata ancora identificata.
“E’ una bella bimba che merita dignità”, pare abbia dichiarato il procuratore della contea di Suffolk, Daniel Conley, diffondendo la foto della piccola trovata morta a quattro anni.
Perché senza nome…
C’erano una volta i senza nome.
Restringiamo, altrimenti non basterebbe un raccontino di una paginetta.
Limitiamoci ai bambini.
Che poi la cosa sarebbe altrettanto lunga.
Ma i protagonisti sono piccoli, ancora indenni alle vane complicanze umane e, magari, si accontenteranno di codesta stringata ma sentita ospitalità.
Sono tanti, basta alzare gli occhi.
Sulle foto strappa lacrime delle ONG in cerca di solidarietà.
E nei video impegnati delle star in vena di generosità.
Sono lì, davanti alle chiese e i negozi affollati, nel bel mezzo delle piazze che contano e lungo le passerelle tra un sedile e l’altro della vita metropolitana.
Molti sono dei ladri, borbottano taluni, di denaro e tenerezze fasulle.
Ma pur sempre anime vergini.
Ma pur sempre vittime.
Del mondo intero, aspetta a voltarti, nessuno si senta escluso.
I bambini senza nome.
Che magari ce l’avranno pure, ma chi può affermare di conoscerlo?
Sono ancora lì, dietro di noi, che siamo già sulla casella successiva del gran gioco.
Erano, quindi.
Erano i figli degli altri, rigorosamente tali.
Dei genitori che abbiamo ritenuto meno degni di rispetto e amore, sì, esageriamo.
Perché personaggi sbagliati nella storia errata e perché comprimari fastidiosi nella scena perfetta.
Dove tutto dev’esser chiaro.
Bianco e biondo.
Netto.
Vade retro frutto maledetto di padri e madri devianti dal racconto facile.
Ah, il racconto facile, quanto ci piace.
Le parole semplici, il bene da una parte e il male dall’altra.
E noi a guardare, sedati dall’illusione di esser solo spettatori.
Quindi salvi da ogni esito possibile.
Poi arriva qualcuno dal nulla e ci trascina dentro, anzi, non ha neppure bisogno di farlo.
Si limita a sussurrarci a pochi centimetri.
Io sono qui.
Accanto a te.
Quindi vuol dire che ci sei anche tu.
Qui.
I bambini senza nome.
Che non conoscono il nostro.
E non gli interessa.
Quando chiedono la nostra attenzione…
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