Storie e Notizie di illusioni e speranze
Storie e Notizie N. 1252
Sono un po’ un illuso, ma lo so.
Sono anche uno che spera, ma non pensare in grande.
Mi accontento di poco, davvero.
Prendi quella gente che sbraita e farnetica a Quinto di Treviso come a Casale San Nicola.
Sono creature infinitamente più illuse del sottoscritto e, probabilmente, di speranze non ne hanno più.
E se togli ogni aspettativa sul domani agli umani, riempiendone al contempo la testa di deliranti vaneggiamenti, è comprensibile che poi si convincano di poter arrestare un’onda anomala con un soffio.
Perché questo è il disegno delle loro tristi e folli azioni.
Non parlo del presente, i doni bruciati e l’amaro spettacolo di una disumana intolleranza che nella storia non fa che ripetersi.
Nel passato come nel futuro c’è la risposta: chi lotti per sopravvivere, davvero per sopravvivere, prima o poi avrà sempre la meglio sull’ottuso lungo la via.
Lo so bene, sono un po’ un illuso anch’io, talvolta persuaso che le parole possano in qualche modo cambiare le cose.
In realtà, è perché sono uno che spera, ma niente di eccezionale.
Mi accontento di una sciocchezza, sul serio.
Queste piccole storie gettate lì, tra un delirio e l’altro del mondo che urla.
Per rendere il quadro che vedo quotidianamente più accettabile ai miei affaticati occhi.
Sì, confesso, ho bisogno degli occhiali per leggere già da un po’.
Sono un tantino preoccupato, ora.
Adesso che sto per prendermi una pausa.
Mi accade sempre, tutte le volte.
Ho bisogno di scrivere, di assorbire vita e riempire fogli.
E’ come con le lenti di cui sopra.
Mi aiuta a capire, capirmi.
Vedere, vedermi.
E un attimo dopo avverto l’insopprimibile necessità di condividere.
Non la assecondo del tutto, come facevo da ragazzo, sia ben chiaro.
Mi auguro che nel tempo si sia consolidata l’abitudine di domandarmi se quel che getterò in mare valga il tempo degli altri.
Il tempo, ecco la vera ricchezza.
Alla fine di tutto provo solo compassione per chi si ritrovi anche solo poche ore tra le mani e le butti via.
Le bruci.
Come gli infelici di Quinto di Treviso e Casale San Nicola.
Sono un po’ un illuso, lo so perfettamente.
Ma sono pure uno che spera, ma non figurarti il paradiso.
Mi basta molto poco.
Vedere con i miei occhi anche solo un piccolo frammento dei cambiamenti che ho sempre sognato.
A presto.
Alessandro
Sono un po’ un illuso, ma lo so.
Sono anche uno che spera, ma non pensare in grande.
Mi accontento di poco, davvero.
Prendi quella gente che sbraita e farnetica a Quinto di Treviso come a Casale San Nicola.
Sono creature infinitamente più illuse del sottoscritto e, probabilmente, di speranze non ne hanno più.
E se togli ogni aspettativa sul domani agli umani, riempiendone al contempo la testa di deliranti vaneggiamenti, è comprensibile che poi si convincano di poter arrestare un’onda anomala con un soffio.
Perché questo è il disegno delle loro tristi e folli azioni.
Non parlo del presente, i doni bruciati e l’amaro spettacolo di una disumana intolleranza che nella storia non fa che ripetersi.
Nel passato come nel futuro c’è la risposta: chi lotti per sopravvivere, davvero per sopravvivere, prima o poi avrà sempre la meglio sull’ottuso lungo la via.
Lo so bene, sono un po’ un illuso anch’io, talvolta persuaso che le parole possano in qualche modo cambiare le cose.
In realtà, è perché sono uno che spera, ma niente di eccezionale.
Mi accontento di una sciocchezza, sul serio.
Queste piccole storie gettate lì, tra un delirio e l’altro del mondo che urla.
Per rendere il quadro che vedo quotidianamente più accettabile ai miei affaticati occhi.
Sì, confesso, ho bisogno degli occhiali per leggere già da un po’.
Sono un tantino preoccupato, ora.
Adesso che sto per prendermi una pausa.
Mi accade sempre, tutte le volte.
Ho bisogno di scrivere, di assorbire vita e riempire fogli.
E’ come con le lenti di cui sopra.
Mi aiuta a capire, capirmi.
Vedere, vedermi.
E un attimo dopo avverto l’insopprimibile necessità di condividere.
Non la assecondo del tutto, come facevo da ragazzo, sia ben chiaro.
Mi auguro che nel tempo si sia consolidata l’abitudine di domandarmi se quel che getterò in mare valga il tempo degli altri.
Il tempo, ecco la vera ricchezza.
Alla fine di tutto provo solo compassione per chi si ritrovi anche solo poche ore tra le mani e le butti via.
Le bruci.
Come gli infelici di Quinto di Treviso e Casale San Nicola.
Sono un po’ un illuso, lo so perfettamente.
Ma sono pure uno che spera, ma non figurarti il paradiso.
Mi basta molto poco.
Vedere con i miei occhi anche solo un piccolo frammento dei cambiamenti che ho sempre sognato.
A presto.
Alessandro
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