Internet Day: dal buio alla luce

Storie e Notizie N. 1349

Domani saranno trascorsi trent’anni dall’avvento di Internet nel nostro paese, visto che il primo collegamento alla rete risale al 30 aprile del 1986.
Ebbene, dopo ben sei lustri siamo il paese con il minor numero di abitanti connessi a Internet in Europa, con la rete più cara e più lenta.
Ecco quindi come domani un uomo qualunque celebrerà l’evento nel mondo reale…

Mi chiamo Giovanni e oggi è una grande giornata, caspiterina.

Dovete sapere che tre giorni addietro, dopo ripetuti avvertimenti, ripensamenti e varie manifestazioni di clemenza in attesa di una mia riscossa, una volta per tutte mi hanno staccato la corrente.
Ma come, direte voi, che ha da gioire innanzi a siffatta sventura?
Caspiterina, che fretta c’è, ribatto io. Fatemi arrivare alla fine e tutto sarà più comprensibile.
Dicevo, alla fine l’elettrica fonte si è prosciugata, ma era inevitabile.
Se la montagna serra le labbra, di conseguenza i letti dei fiumi si inaridiscono e allora il mare perde il suo nutrimento… caspiterina, già mi immagino le lamentele di mia moglie, che dice che mi perdo sempre in inutili gorgheggi semantici.
D’accordo, sintetizzo: sono a tre anni dalla fine della cassa integrazione, a cinque dal licenziamento e a un mese esatto dal rosso sul conto.
Ecco, l’ho detto.
Caspiterina, forse avrei dovuto iniziare da qui.
A ogni modo, ora che è chiara la situazione, stringiamo sull’inquadratura decisiva.
Il primo giorno al buio l’ho trascorso a letto, dall’alba al tramonto.
Non ho mangiato e mi sono alzato solo per andare al bagno e bere.
Mica vino, eh? Non perché sia astemio, ma il vino costa, mica lo regalano.
Neppure l’acqua, se è per questo, ma caspiterina, finché avremo la fontana in piazza, il bicchiere sarà colmo, ecco.
Il secondo giorno, pur di non sentire più i brontolamenti di mia moglie, sono emerso dalle coperte, che erano divenute le prove generali della destinazione definitiva.
Una fossa comune, probabilmente, sempre se qualcuno che legge non vorrà pagarci le esequie, caspiterina.
Non sono andato molto lontano, a dirla tutta. Ho vagato per casa come uno zombie, metafora che mi sembra puntuale, fino ad atterrare, ovvero precipitare sul divano, dove ho trascorso il pomeriggio e gran parte della sera ad ammiccare al mio riflesso nello schermo della tv ormai defunta. Unitasi alla schiera delle vittime elettrodomestiche, dal pc al cellulare, le batterie di entrambi e il frigo, il phon e anche il tosta pane, che ha sempre avuto un posto speciale nel mio cuore. Anzi, lo stomaco.
Mi sono addormentato e ho fatto orribili sogni.
O meravigliosi incubi, dipende sempre dal punto di vista di chi guarda e di chi racconta.
Caspiterina, ho rivisto tutte le storie che mi sono perso negli ultimi giorni.
Di morte e di paura, tra tutte. Fateci caso, perché tra giornali tradizionali e informative virtuali, stampa di regime o di servitù, pagine social alla disperata ricerca di clic o disperati clic alla ricerca di pagine social, professionisti dell’altruismo da poltrona e serial killer verbali da water, perché per scrivere quegli obbrobri riesco a immaginarli solo al bagno, la maggior parte della roba che ingeriamo, mastichiamo e rimettiamo in circolo accompagnandola con cuoricini e sorrisetti approvanti tratta di questo.
Di gente che toglie vita e di altra che fa di tutto per fare lo stesso, avvelenandoti quotidianamente col terrore che tale sciagura possa accadere anche a te.
Quindi, togliendoti vita ancora prima che ciò accada.
Soprattutto in vista di elezioni, diciamolo.
Caspiterina, al mattino del terzo giorno dalla tragica interruzione di corrente continua ho aperto gli occhi.
Davvero, mai come prima.
Mi sono alzato, fatto la doccia e rasato per bene.
Ho preso per mano mia moglie e mio figlio.
E siamo usciti in cerca di voi.
“La maestra ieri ci ha detto che oggi è la festa di Internet”, ha mormorato il bambino, che ha solo quattro anni, mentre camminavamo sotto il sole del nuovo giorno. “Che cos’è?”
“Prima, anche se ero convinto del contrario, non lo sapevo”, ho risposto, “ma ora sì.”
Caspiterina, è qualcosa di potente, che può essere immensamente più forte e bella di come viene raccontata.
Più delle parole stesse che la tengono insieme.
O che la dividono.
Perché Internet.
Siamo noi…

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